La causa della corruzione e della sua diffusione tra le società islamiche, dal punto di vista del sacro Corano, si può riassumere in una frase: miscredenza in Dio e fede nel taghut (ciò che non è con Dio e non è divino). D’altro canto la fede in Dio e la miscredenza verso il taghut, insieme, sono la fonte dell’elevazione dei singoli individui e della società.[i]
In altre parole il bene dell’umanità e delle società islamiche è stato decretato da parte di Dio sotto forma di religione. Se l’essere umano tramite il libero arbitrio agisce, in tutti gli aspetti della propria vita, secondo tutte le regole, le conoscenze e l’etica della religione, risponderà in modo positivo ai propri bisogni naturali e raggiungerà gli obiettivi stabiliti che sono stati resi possibili con la sua creazione. Se invece, a causa della sua inclinazione al mondo e alle sue cose (taghut), calpesta totalmente la religione o agisce solamente secondo quelle regole religiose che non gli recano perdite mondane, in realtà, consapevolmente avrà seguito il proprio istinto animale e ciò provocherà la sua graduale regressione e quella della società in cui vive. I principali responsabili del deterioramento della società sono nell’ordine: i governatori, i sapienti al loro servizio, i sapienti che nonostante comprendano la situazione tacciono e si mostrano indifferenti e infine la gente comune; naturalmente anche l’elevazione della società è nelle mani dei governatori, dei sapienti e della gente.
Nella questione dell’elevazione o del progresso delle società islamiche il ruolo principale appartiene ai governatori di queste ultime. Se costoro sono religiosi, completamente fedeli alle norme religiose, cercano di diffonderle e applicarle in modo preciso nella società, invitando i sapienti e gli individui influenti in questo senso, allora anche la gente comune li seguirà approvando la religione e allontanandosi dalla corruzione. Se invece il governatore non sarà religioso, ma propenso al mondo e a mantenere la propria posizione in ogni modo, sprofondando nella concupiscenza e utilizzando i sapienti e i personaggi influenti per raggiungere i propri ignobili obiettivi, trascurando i problemi della gente o addirittura opprimendoli, questo spirito si diffonderà anche tra la gente. Inoltre se i sapienti e i responsabili non operano per riformare il governatore e i ceti influenti, la gente trascura l’ordinare il bene e il proibire il male, stabilendo così una cultura in accordo con questa situazione, lentamente tutti gli individui della società, anche involontariamente, saranno infettati, creando problemi alla vita degli individui religiosi. In poche parole l’origine del dilagamento della corruzione nella società sono l’amore per il mondo e il proprio istinto animale da parte dei governatori, l’attrazione delle classi influenti vicine al governo per giustificare la propria corruzione e il silenzio della gente occupata a risolvere i propri problemi.
Non si può sperare che la corruzione venga cancellata dalla società islamica, e quest’ultima si elevi e progredisca, quando individui come Yazid ne assumono il potere. I loro obiettivi non sono altro che l’autoglorificazione di fronte al popolo, ottenere una carica, ricchezza, fama e sprofondare nelle riserve mondane e nella concupiscenza. Assoldano trasmettitori di hadìth, mentre altri per paura o cupidigia zittiscono e la gente osserva inerte. Alcuni sapienti di storia giudicano tali governatori dei mujtahid che si comportarono secondo il proprio parere personale ma sbagliarono nel calpestare il diritto divino della Famiglia del Profeta (S), tuttavia poi si pentirono. Questo loro pentimento, secondo tali storici, li riabilita e quindi tutti i credenti li devono considerare nobili e nessuno deve mostrare disgusto per la loro condotta, altrimenti si è miscredenti! E lo stesso accadrà se la gente non riflette e, ascolta e accetta, queste credenze.
L’inclinazione al taghut e la negligenza nei confronti della religione di Dio sono pertanto la causa del regresso sociale che può essere riconosciuto dai seguenti segni:
a. Negazione dei profeti, disprezzo dei segni divini o la messa in pratica superficiale di questi ultimi.[1]
b. Ingiustizia da parte dei governatori.[2]
c. Lotte tra fazioni e discordia.[3]
d. Trascurare l’ordinare il bene e proibire il male, preferendo l’indulgenza e la tolleranza delle azioni altrui, e incitare al male e alla sua diffusione[4].
e. Mancanza di elargizione e sacrificio dei beni, della vita e servizio per difendere la religione di Dio; tutto ciò contraccambiato con l’avidità verso il mondo, la ricchezza e la concupiscenza.[5]
La cura di questo problema, come già accennato, non è altro che una: fede in Dio e rinnegazione del taghut in tutti gli aspetti della vita, da parte di tutti, sia governatori, sapienti e ceti influenti che gente comune della società. Se l’essere umano riflettesse sulla brevità e l’annichilamento del mondo; se prendesse in considerazione gli effetti negativi dell’assecondare il proprio istinto animale, della concupiscenza, dell’amore per il mondo, della ricchezza, ecc., in questo mondo e nell’Aldilà; se considerasse che qualcuno lo controlla continuamente e altri registrano i suoi stati, pensieri e azioni; se ricordasse che esiste un altro mondo nel quale dovrà rispondere delle proprie azioni, pensieri e stati, un mondo eterno e infinito da cui non si potrà fuggire, poiché non vi sarà via di fuga; in poche parole se un individuo seguisse il proprio intelletto e la propria indole sana, ignorando i piaceri e i desideri del proprio istinto animale, e inoltre si arrendesse completamente agli ordini e ai divieti di Dio, distaccandosi dalla corruzione e dalla nullità del mondo, raggiungerebbe la beatitudine nell’Aldilà.
Cosa si può fare in una società nella quale la corruzione è un criterio di valore per alcuni individui, la religione viene profanata e l’avere fede e agire correttamente diventano un problema? Se un individuo ha la possibilità di influenzare la società, il governo e gli altri individui, deve guidare la gente e cercare di modificare la situazione attuale nei termini delle proprie possibilità, sacrificando anche se stesso e i propri beni. In caso contrario bisogna pazientare cercando di difendere la propria religione, facendo ricorso a Dio e ai suoi nobili Devoti (A) per rimanere sulla retta via e cercando di guidare anche il prossimo ove possibile. Speriamo insha'Allah di essere testimoni al più presto dell’avvento del Salvatore dell’Umanità (aj) che stabilirà pace, giustizia e bene in tutto il mondo.
Fonti:
1. Sacro Corano.
2. Tafsir-e Nemune e Tafsir-e al-Mizan dove vengono interpretati i versetti riportati nelle note di questo articolo.
3. Tabatabai Mohammad Hosseyn, Barrasiha-ye Eslami, Nashr-e Hejrat, Qom, pp. 97 e 158.
4. Motahhari Morteza, Jame'eh va Tarikh, Daftar-e Entesharat-e Eslami, Qom.