Uno dei principi fondamentali della dottrina sciita, estratto da molteplici versetti e hadìth profetici, è che l’imamato costituisce un’investitura divina. Quindi una volta accertato che Dio ha elevato un individuo a questa carica, un musulmano senza esitare deve accettare come servo la sua wilayah, poiché Dio sa meglio di chiunque a chi deve donare l’imamato[i]. La nomina da parte di Dio per questo incarico può manifestarsi nei seguenti modi:
1. Hadìth profetici.
2. Presentazione da parte degli Imam (A), in particolar modo quello precedente.
3. Possesso di altre condizioni per l’imamato, come la conoscenza dell’occulto (‘ilm ladunni), essere il più saggio della propria epoca, infallibilità, salute ed equilibrio corporali e spirituali, taumaturgia e altri fenomeni paranormali.
Gli sciiti contemporanei degli Imam infanti (A) (l’imam Javad (A) a otto anni, l’imam Hadi (A) a nove anni e l’imam Mahdi (Aj) a cinque anni) non erano estranei a queste condizioni e dopo aver analizzato e ricercato a lungo sul loro conto, raggiungevano la certezza del loro imamato e accettavano la loro wilayah. Anche le generazioni successive si fidarono delle prove storiche, delle loro ricerche e degli hadìth evidenti. D’altro canto l’imamato, le conferme occulte da parte di Dio nei loro confronti e la capacità di compiere miracoli, impediscono che essi siano paragonati agli individui normali. Inoltre per un musulmano credente nel Corano, il dono di una carica divina a un bambino, in base alla saggezza, sapienza e favore di Dio, non deve sembrare strano dato che Gesù, Giovanni Battista e Salomone (A) diventarono profeti a tal età. I versetti del Corano concernenti questi tre nobili Profeti (A) sono stati utilizzati più volte dagli Imam (A) come prova.
L’imamato, dal punto di vista sciita, consiste nella wilayah del wali di Allah sulle altre persone[1]. In altre parole l’imamato è un incarico divino volto a dirigere la religione e la gente, e guidarli verso la vetta della beatitudine e dell’umanità. Per questo motivo l’Imam (A) non può essere scelto da parte della gente, poiché solo Dio sa chi possiede la conoscenza dell’occulto (‘ilm ladunni) e l’infallibilità, infatti queste sono le condizioni più importanti per diventare wali di Allah.
L’individuo monoteista che accetta la wilayah divina per se stesso, in ogni aspetto della propria vita obbedisce agli ordini e divieti divini. Nella questione della wilayah, dovrà pertanto sottomettersi completamente ai wali che Dio investe di tale carica, e dovrà altresì astenersi dal confrontarli con altri o esitare. Per riconoscere coloro che Dio eleva ad imam e wali, vi sono alcuni accorgimenti:
a. Analizzare la loro prassi, via e metodo.
b. Confrontare le caratteristiche e i segni descritti dalle guide precedenti riguardo a quella successiva.
c. Richiesta di miracolo e ricerca di condizioni dell’imamato; facendo riferimento alla prassi e alla storia si possono ottenere delle informazioni riguardo alla sua vita; inoltre attraverso gli hadìth si possono ottenere le tradizioni tramandate dal Profeta (S) e in seguito quelle di ogni Imam (A) per poi riconoscere l’Imam (A) successivo. Gli Imam infallibili (A) sia in vita che dopo il martirio hanno compiuto dei miracoli. Questi fenomeni sovrannaturali sono talmente numerosi che non sono stati calcolati; in più, ogni ricercatore della verità può facilmente trovarne notizia.
Per tali motivi non esiste un limite minimo d’età per l’imamato. La maturità spirituale, sapienziale e intellettuale, in questo caso, può essere donata fin dall’infanzia da parte di Dio; questo può essere considerato uno dei miracoli che dimostrano il suo imamato, non un ostacolo.
Senza dubbio, con una cognizione superficiale, sarà difficile per grandi, sapienti, anziani e anche giovani, ecc., accettare la wilayah di un individuo più giovane d’età; pure per la gente comune accettare una tale wilayah non sarebbe come riconoscere quella di un altro individuo di età maggiore. La gente contemporanea degli Imam infanti (A) (l’imam Javad (A) a otto anni, l’imam Hadi (A) a nove anni e l’imam Mahdi (Aj) a cinque anni) non da meno avanzò domande e dubbi all’imam Ridha (A), pretendendo delle spiegazioni. Per esempio il seguente hadìth può essere utilizzato come testimonianza:
Da Hasan ibn Jahm è stato tramandato che: ‘Ero al cospetto dell’imam Ridha (A) ed era presente anche il nobile imam Javad (A) ancora bambino. Dopo una lunga conversazione, il nobile Ridha (A) mi disse: “O Hasan, se ti dicessi che questo bambino sarà il tuo imam, cosa risponderesti?” Replicai: “Sono al tuo servizio, ciò che dici tu, lo dico anch’io”. L’Imam (A) confermò: “Ciò che hai detto è giusto”, quindi scoprì la spalla del nobile Javad (A) e mi mostrò un simbolo simile a due dita e aggiunse: “Il nobile Musa ibn Ja'far (A) aveva un simbolo simile nella stessa parte del corpo”’.
È stato tramandato che pure una persona di nome Mahmudi narrò quanto segue: ‘Mi trovavo a Tus presso il nobile Ridha (A). Uno dei suoi compagni migliori chiese: “Se dovesse capitarti una disgrazia, chi sarà imam dopo di te?”. Il nobile Ridha (A) gli prestò la propria attenzione e rispose: “Dopo di me per la questione dell’imamato dovete rivolgervi a mio figlio, il nobile Javad (A)”. Egli domandò: “Gli anni dell’imam Javad (A), non sono pochi? L’imam Ridha (A) replicò: “Dio investì il nobile Gesù figlio di Maria (A) del grado di profeta quando era più piccolo dell’Imam Muhammad Taqi (A)”[2]’.
A causa di alcuni problemi, certi sciiti, all’epoca dell’imam Ridha (A), nonostante queste chiare prove cercarono di conoscere l’imam successivo. Alcuni andarono presso Abdullah ibn Musa (A), il fratello dell’imam Ridha (A), ma poiché non erano disposti ad accettare il suo imamato senza prima aver appurato la sua situazione, alcuni lo misero alla prova rivolgendogli delle domande e quando videro che era incapace di rispondere lo lasciarono.[3] Ciò che è importante è questa manifestazione divina che deve trovarsi nello scibile degli imam. Costoro rispettarono questo principio con tutti gli imam, ponendo loro diverse domande e solamente una volta sicuri che erano in grado di rispondere a queste domande (nonostante la presenza di chiare prove), venivano riconosciuti come imam infallibili da parte degli sciiti.[4] Anche gli Imam infanti non erano esclusi da ciò e venivano provati dai grandi sciiti per accertare la loro capacità scientifica e taumaturgica.
Dall’altra parte i nemici degli Imam (A), che aspettavano sempre l’occasione propizia per mettere da parte gli Imam (A) e allontanare gli sciiti da loro, approfittarono di questa loro peculiarità e organizzando una giuria di sapienti vollero utilizzare la giovane età come pretesto per allontanarli del tutto dalla scena. Tuttavia con i loro sforzi non fecero altro che umiliarsi, dato che dimostrarono ancor più la loro (degli Imam) dignità di fronte a tutti i sapienti contemporanei.[5]
Oltre a tutto ciò, coloro che conoscono il Corano e le storie dei Profeti (A), sanno altresì che alcuni profeti giunsero al grado di profeta, e anche d’imam, in giovane età, come Gesù (A)[6], Giovanni Battista (A)[7], ecc. Quando invece la maggior parte dei Profeti (A) raggiunse questo livello a quarant’anni o più.
Questa dev’essere quindi considerata una questione che riguarda la saggezza e la sapienza divina, e per riconoscere chi possiede un tale grado bisogna affidarsi alle prove e testimonianze. Come dice il Sacro Corano: “Di': "O Allah, Sovrano del regno, Tu dai il regno a chi vuoi e lo strappi a chi vuoi, esalti chi vuoi e umili chi vuoi. Il bene è nelle Tue mani, Tu sei l'Onnipotente”.[8] Sempre il Corano replicando al dubbio del popolo di Israele dice: “E disse il loro profeta: "Ecco che Allah vi ha dato per re Saul". Dissero: "Come potrà regnare su di noi? Noi abbiamo più diritto di lui a regnare, e a lui non sono state concesse ricchezze!". Disse:" In verità Allah lo ha scelto tra voi e lo ha dotato di scienza e di prestanza". Allah dà il regno a chi vuole, Egli è immenso, sapiente. E disse il loro profeta: "Il segno della sovranità sarà che verrà con l'Arca”[9].
In conclusione l’imamato dell’Imam del Tempo (Aj) in età precoce è normale e razionale.
Fonti per approfondire l’argomento:
1. Fazel Javad, Ma'sumin-e chahardah ganeh.
2. Pishvay Mahdi, Sire-ye Pishvayan, pp. 531-555.
3. Najafi Mohammad Javad, Setaregan-e Derakhshan, vol. 11, pp. 22-25 e vol. 14, pp. 67-69.
4. AA. VV., Ma'aref-e eslami, vol. 2, Ma'aref (Nahad-e Rahbari dar daneshgah-ha), pp. 122 e 123.
5. Qomi sheikh Abbas, Montaha al-Amal, pp. 943-955.
6. Ja'farian Rasul, Hayat-e Fekri va Siasi-e Emaman-e Shi'eh (A), Ansarian, 1381, Qom, pp. 472 e 473.
7. Ameli Ja'far Morteza, traduzione Hosseyni seyyed Mohammad, Zendegani-e Siasi-e Emam Javad (A), pp. 68-109.
[1] Cfr.: Indice: Il significato di Wilayah, domanda 128.
[2] Najafi Mohammad Javad, Setaregan-e Derakhshan, vol. 11, (Sargozasht-e hazrat-e emam Mohammad-e Taqi), pp. 24 e 25.
[3] Ja'farian Rasul, Hayat-e Fekri va Siasi-e Emaman-e Shi'eh (A), pag. 473.
[4] Ivi, p. 474.
[5] Cfr.: Sheykh Abbas Qomi, Montaha al-Amal, pp. 943-955; Ameli Ja'far Morteza, traduttore Hosseyni seyyed Mohammad, Zendegani-e Siasi-e Emam Javad (A), pp. 68-109.
[6] Sacro Corano, 19:26-34.
[7] Sacro Corano, 19:12-15.
[8] Sacro Corano, 3:26.
[9] Sacro Corano, 2:247.