La risposta completa a questa domanda dipende a sua volta dalla risposta a due domande fondamentali.
1. Cosa significa beatitudine? È separata dalla perfezione oppure no?
2. L’essere umano che tipo di creatura è? È puramente materiale o …?
A quanto pare la beatitudine non è disgiunta dalla perfezione; l’essere umano ottiene la beatitudine in misura relativa alla perfezione che raggiunge. L’essere umano è una creatura composta da anima e corpo, e l’anima è l’essenza dell’esistenza umana. La beatitudine dell’anima e del corpo consiste nel raggiungere la perfezione esistenziale. La beatitudine spirituale consiste nell’avvicinarsi e raggiungere Dio ed è in questo modo che si raggiunge l’obiettivo della propria beatitudine. Sicuramente gli hadìth islamici considerano anche la salubrità del corpo e delle questioni mondane beatitudine umana.
Alcuni, o dividono la beatitudine dalla perfezione, o dal punto di vista antropologico esprimono un'altra opinione, ma entrambe le affermazioni sono state confutate nei testi specifici. Per esempio alcuni considerano l’essere umano una creatura materiale la cui beatitudine consiste nel giovare dei piaceri mondani. Altri, come alcuni filosofi, considerano l’intelletto l’essenza umana, gli gnostici considerano l’amore il criterio dell’umanità, ecc.; ma tutti quanti, giacché non hanno trovato la verità, hanno preferito fantasticare.
La risposta precisa e completa a questa domanda si può ottenere chiarendo correttamente il significato di beatitudine e conoscendo giustamente l’essere umano e il suo obiettivo. Alcuni come Kant credono alla disgiunzione tra perfezione e beatitudine; inoltre affermano che in tutto il mondo esiste una sola perfezione e bene, ovvero “volere il bene”; questo “volere il bene” significa obbedire agli ordini della coscienza, che il risultato sia piacevole o meno. Nondimeno la beatitudine è un piacere scevro di dolore e sofferenza; inoltre l’etica ha a che fare con la perfezione non con la beatitudine.[1] Tuttavia i sapienti, i filosofi e gli etici islamici sostengono che l’essere umano raggiunge la beatitudine in misura relativa al suo giovamento dalla perfezione e all’avvicinamento al proprio obiettivo.[2] Costoro, al contrario di Kant, non separano la beatitudine dalla perfezione, però accettano che se con il termine beatitudine s’intende la beatitudine sensibile (i piaceri materiali del mondo), naturalmente la perfezione sarà disgiunta da tale beatitudine.[3] D’altro canto le varie opinioni riguardanti l’essere umano, da parte delle varie scuole di pensiero, hanno fatto in modo che la loro concezione di beatitudine fosse differente.
Una scuola di pensiero che consideri l'essere umano un’entità materiale, ritiene che la sua beatitudine si trovi nel soddisfacimento dei bisogni materiali; alcuni individui considerano la perfezione dell'essere umano l’avere a disposizione il maggior numero di piaceri materiali (una disponibilità personale o sociale) e chi considera l'intelletto il criterio dell'umanità, percepisce la sua beatitudine nella prosperità dell'intelletto attraverso la conoscenza e le realtà divine. Coloro che come gli gnostici prestano attenzione all'aspetto interiore e al dolore della separazione, e considerano l'essere umano un essere rinchiuso in una gabbia e lontano dal proprio luogo di origine, ritengono che la sua beatitudine sia in misura del suo giovamento dall'amore. Un gruppo che come Nietzsche considera la potenza come base, ritiene che l’essere umano beato sia quello potente. Secondo l’opinione dell’Islam (accentando l’intelletto e l’amore), invece, l’essere umano è stato definito in questo modo: una creatura che possiede varie capacità; è composta da un'anima e un corpo e non è puramente materiale[4]; la sua vita reale è in un altro mondo; è stata creata per l’eternità; il suo pensiero e comportamento, la sua etica e le sue azioni formano il suo corpo dell’Aldilà; ecc.
Con tale visione, la beatitudine dell’essere umano avviene con la prosperità armoniosa delle sue capacità e la risposta adeguata ai suoi bisogni spirituali e fisici. L’allamah Tabatabai a tale proposito disse: “La beatitudine di ogni cosa consiste nel raggiungere il benessere della sua esistenza; quindi la beatitudine dell’essere umano, che è un’entità composta da anima e corpo, consiste nel raggiungere il suo benessere fisico e spirituale, e trarne piacere”[5].
Dato che lo spirito deriva da Dio, “e ho insufflato in lui del Mio spirito”[6], la sua beatitudine si trova nell’avvicinamento a Lui, cioè ritornare al punto d’origine dal quale deriva. In altre parole lo spirito è l’essenza umana e deriva da Dio, “Certamente noi apparteniamo a Dio”[7]; la sua beatitudine consiste nell’attraversare dei livelli, attraverso l’amore e la morte volontaria[8], e lasciando questo mondo ritornare al luogo cui appartiene, “e certamente noi torneremo presso di Lui”[9]. Tale individuo, nonostante il suo corpo sia in questo mondo, ha lo spirito legato a un altro luogo.[10] Con ciò non s’intende di trascurare le questioni mondane, dato che il giovare della salute, delle comodità terrene, ecc., sono considerati parte della beatitudine umana ed è stato raccomandato che l’essere umano, rispettando i principi igienici, rinforzi il proprio corpo, poiché un corpo sano è la base e condizione di uno spirito sano.[11] Lo spirito è l’essenza umana e compone la sua identità; e obiettivo della sua creazione è l’avvicinamento a Dio. “O spirito sicuro! Ritorna presso il tuo Dio, compiaciuto di Dio e Lui di te, quindi entra tra i miei servi e entra nel Mio Paradiso”[12] ;“O uomo che aneli (con grande sforzo) al tuo Signore, tu Lo incontrerai”[13]; “In un luogo di verità, presso un Re onnipotente”[14]; “È solo perché Mi adorassero che ho creato i jinn e gli uomini”[15].
L’adorazione è un mezzo per avvicinarsi a Dio: “Cercate aiuto nella pazienza e nell'adorazione …”[16]. Per questo motivo si può dire che la beatitudine si ottiene da tutto ciò che aiuta l’uomo ad avvicinarsi a Dio. Quindi non solamente la preghiera è un mezzo di avvicinamento ma anche servire i servi di Dio viene considerato un tipo di adorazione e strumento per avvicinarsi a Dio.
L’allamah Tabatabai disse:[17] “Queste cose che sono state considerate doni, lo sono solamente se conformi all’obiettivo di Dio nella loro creazione per l’essere umano; poiché questi sono stati creati come aiuto da parte di Dio per l’essere umano affinché li utilizzi sulla via della sua vera beatitudine, ovvero l’avvicinarsi a Dio tramite il servigio e la riverenza verso di Lui: ‘È solo perché Mi adorassero che ho creato i jinn e gli uomini’”.
[1]Morteza Motahhari, Falsafe-ye Akhlaq, pp. 70 e 71.
[2]Il concetto di beatitudine, nei libri di etica, è un principio etico: Cfr. Mi'raj al-Sa'adah, pp. 18 e 23.
[3]Morteza Motahhari, Falsafe-ye Akhlaq, pag. 72.
[4]Sacro Corano, 15:29; 23:12-14.
[5]Tabatabai Mohammad Hosseyn, Tafsir al-Mizan, vol. 11, pag. 28.
[6]Sacro Corano, 15:29.
[7]Sacro Corano, 2:156.
[8]Con morte volontaria s’intende la lotta con il proprio nafs concupiscente e la sua uccisione che l’Imam Alì riporta in questo modo: “In verità ha ridato vita al suo intelletto e ucciso il suo nafs”; Nahju al-Balaghah, sermone 220.
[9]Sacro Corano, 2:156.
[10]“…i loro corpi sono in questo mondo, le loro anime sono legate a un luogo elevato”; Nahju al-Balaghah, lettera 147.
[11]Usulal- Kafi, vol. 2, pag. 550.
[12]Sacro Corano, 89:27-30.
[13]Sacro Corano, 84:6.
[14]Sacro Corano, 54:55.
[15]Sacro Corano, 51:56.
[16]Sacro Corano, 2:45.
[17]Tabatabai Mohammad Hosseyn, Tafsir al-Mizan, vol. 5, pag. 281.