In molti versetti si menziona che Iddio pone sigilli sui cuori, occhi e orecchie dei miscredenti e ipocriti, e muta e devia i peccatori.
“Khatama” e “taba'a” significano terminare, porre un sigillo, stampare e dare una particolare forma alle cose.
“Qalb” a volte viene utilizzato rispetto a un particolare organo del corpo (il cuore fisico) e talvolta in riferimento all’anima, spirito, ecc. (cuore spirituale).
Il “porre un sigillo sui cuori (spirituali) di alcuni esseri umani da parte di Iddio” significa che essi non sono in grado di accettare la guida divina, i loro cuori sono chiusi alla comprensione delle conoscenze divine e al ritorno al bene.
Il fatto che Iddio ponga dei sigilli sui cuori, udito e vista di alcuni, è la conseguenza delle loro stesse azioni volontarie e della loro mancata attenzione ai Suoi ripetuti moniti. Inoltre, la posizione di questo sigillo occupa vari livelli: se l’oscurità, il peccato, l’ostinazione nella disobbedienza, ecc. coprono tutto il cuore, tali individui non torneranno più al bene e alla possibilità di essere guidati. Anche se ciò non sarà completamente impossibile e fino alla morte avranno la possibilità di redimersi. Quindi non vengono privati del libero arbitrio, e pertanto con esso possono continuare a comportarsi come prima o, con la propria volontà e decisione salda, anche se con difficoltà, cambiare la propria strada e scegliere di essere guidati dagli insegnamenti divini per raggiungere la beatitudine finale.
In altre parole, più il cuore di un individuo si macchia di peccati, più viene sigillato e privato della comprensione dei versetti divini, della possibilità di essere guidato e della luce divina e ciò non accade solo ai miscredenti e agli ipocriti.
Prima di tutto tradurremo due versetti del Sacro Corano e poi risponderemo alla domanda:
1. “In verità [per] quelli che non credono, non fa differenza che tu li avverta oppure no: non crederanno. Allah ha posto un sigillo sui loro cuori, e sulle loro orecchie e sui loro occhi c'è un velo; avranno un castigo immenso”[1].
2. “Allah ha sigillato i loro cuori ed essi non sanno”[2].
Il significato di “khatama”, “taba'a” e “qalb”
“Khatama” è contrapposto a “fataha” (aprire, incominciare) e significa completare, terminare; viene tradotto con “porre un sigillo”, perché porre un sigillo a una lettera vuol dire che essa è terminata e non si può più aggiungervi niente[3].
“Taba'a” significa porre un sigillo, incidere, stampare e dare una particolare forma alle cose (per esempio coniare le monete)[4].
“Qalb” nel sacro Corano è utilizzato con vari significati come cuore, spirito, anima, intelletto, conoscenza, ecc.[5], però generalmente si può dire che l’essere umano possiede due tipi di cuori: quello fisico e quello spirituale[6]. Il cuore fisico, da un punto di vista fisiologico e d’uso comune, fa riferimento a quell’organo che nel corpo ha il compito di pompare e far circolare il sangue e che si trova nella cavità toracica e più precisamente nel mediastino medio; il cuore spirituale, invece, è lo spirito dell’essere umano[7]. Nell’etica, nella gnosi, nel Corano e negli hadìth viene utilizzato con il secondo significato e costituisce uno dei mezzi di ricezione delle ispirazioni e rivelazioni divine, dell’acquisizione delle conoscenze e della contemplazione delle manifestazioni divine; inoltre è il centro dei nobili affetti, sentimenti, intenzioni e tendenze dell’essere umano.
L’aspetto comune di queste due accezioni viene così spiegata: il significato letterale di “qalb” è “cambiamento e capovolgimento” e poiché esso è un organo che fa circolare e pompa il sangue, viene chiamato così. Inoltre poiché gli affetti e le intenzioni umane continuano a cambiare, il loro centro è definito “qalb”[8].
Il porre un sigillo sui cuori da parte di Iddio
Nel sacro Corano per indicare l’impossibilità di guidare i miscredenti, gli ipocriti e i caparbi e la chiusura dei loro cuori, vengono utilizzati vari termini, per esempio khatama, taba'a, sarf, qufl, maradh, zayn, ecc[9].
Anche il sigillo e il mutamento dei cuori non è solo una particolarità dei miscredenti e ipocriti, infatti più il cuore di un individuo si macchia di peccati, più il suo cuore sarà sigillato e privato della comprensione dei versetti divini[10].
Con il sigillo dei cuori s’intende pertanto chiudere il mezzo di ricezione della fede, conoscenze e ispirazione divine; il modo con cui avviene ciò può essere dedotto dagli hadìth:
Zararah tramanda che l’imam Baqir (A) disse: “Non esiste servo che non abbia una macchia bianca sul cuore; quando compie un peccato, compare una macchia nera, se si pente, essa scompare, se invece continua a peccare, si aggiungono altre macchie nere fino a coprire quella bianca. Quando la macchia bianca è coperta, il suo possessore non tornerà mai al bene ed è questo che s’intende quando Dio dice: ‘Niente affatto (i Nostri versetti non sono favole o menzogne): è piuttosto quello che fanno che copre i loro cuori (tale da non poter comprenderli)’[11]”[12].
Le cause delle macchie sul cuore
Nei versetti del sacro Corano vengono citate le seguenti azioni che causano il sigillarsi dei cuori: miscredenza[13], negligenza continua[14], non rispettare il Patto e depravazione[15], caparbietà e alterazione della parola divina[16], concupiscenza e condotta contraria alla conoscenza[17], corruzione nel mondo e interruzione dei legami di sangue[18].
La presenza di questi veli e impedimenti su cuori, udito e vista è pertanto la conseguenza delle azioni volontarie dell’essere umano e il sigillo divino è una punizione e non un inizio, infatti fra le azioni, intenzioni e pensieri dell’essere umano e la loro conseguenza esiste un rapporto sicuro e certo da cui non c’è scampo.
Il fatto che venga attribuito a Iddio è perché questo rapporto tra le azioni, intenzioni e pensieri dell’essere umano e le loro conseguenze è un decreto imprescindibile appartenente alla predeterminazione d’Iddio, che non può essere quindi modificato, salvo che il pentimento o ciò che risveglia l’anima, o una calamità e difficoltà o l’intercessione di uno dei devoti di Dio lo cambino gradualmente e ripuliscano la macchia sul cuore, infondendogli di nuovo la capacità di essere guidato.
In altre parole i decreti della predeterminazione divina non sono altro che le leggi che dominano l’universo e la necessità della conseguenza quando è presente la causa completa. Nelle azioni volontarie dell’essere umano la sua volontà e la sua intenzione sono tra le parti più importanti della causa completa che comporta la loro attuazione. Quando un individuo compie un’azione, le conseguenze influenzano la sua anima e non v’è rimedio a ciò. Perciò se egli stesso compie ciò che causa la sigillatura del suo cuore, a motivo delle leggi dell’universo, ne subirà le conseguenze.
In base a quanto detto deduciamo che:
1. La sigillatura dei cuori è una conseguenza delle azioni volontarie dell’essere umano.
2. Poiché ciò è dovuto al sistema universale (causa-conseguenza) della predeterminazione divina viene attribuito a Iddio.
3. L’essere umano sul cui cuore è stato posto un sigillo, è possibile che ripeta gli errori compiuti in passato e ne aumenti la sigillatura. Ma questa sua insistenza nel peccare è volontaria.
4. Nonostante sia molto difficile che un individuo sul cui cuore è stato posto un sigillo torni alla Retta via e ciò sembra quasi impossibile[19], di fatto non lo è. Egli può con il proprio libero arbitrio e la propria salda volontà cercare di togliere questo sigillo[20]. In altre parole, se il cuore di un miscredente o ipocrita diventi così sigillato e nero che non ne rimanga più macchia bianca, secondo l’espressione coranica, non c’è più speranza che venga guidato[21], ed egli stesso abusando del proprio libero arbitrio ha deciso di non seguire la Retta via e si è precluso la porta del pentimento.
Fonti:
1. Javadi Amoli Abdollah, Marahel-e Akhlaq dar Qor'an, Esra', terza ristampa, 2000, Qom.
2. Javadi Amoli Abdollah, Mabadi-e Akhlaq dar Qor'an, Esra', terza ristampa, 2000, Qom.
3. Musavi Khomeini Ruhollah, Shahr-e chehel hadith, Muassese-ye tanzim va nashr-e athar-e Emam Khomeini, 12a ristampa, 1996, Teheran.
4. Mesbah Yazdi Mohammad Taqi, Ma'aref-e Qor'an, Dar rah-e haqq, seconda ristampa, 1989, Qom.
5. Vari tafsir riguardo ai versetti: 2:74 e 88; 6:25; 7:101; 47:24; 45:23; 83:14; 5:13.
[1] Sacro Corano 2:6-7. Cfr. sacro Corano 6:46; 45:23; 42:24.
[2] Sacro Corano 9:93. Cfr. sacro Corano 9:87; 4:155; 16:108; 47:16; 7:100; 10:74; ecc.
[3] Cfr. Javadi Amoli Abdollah, Tafsir-e Tasnim, vol. 2, pag. 223 in poi; Majma' al-Bayan, vol. 1, pag. 129; Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 53.
[4] Cfr. Ragheb Esfahani, Mu'jam Mufradat Alfaz al-Qur'an, sotto la voce taba'a e khatama; Majma' al-Bayan, vol. 1, pag. 129.
[5] Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 54; Mu'jam Mufradat Alfaz al-Qur'an, sotto la voce qalb; al-Mizan, vol. 2, pp. 223 e 224; Majma' al-Bayan, vol. 1, pag. 130.
[6] Cfr. Javadi Amoli Abdollah, Tafsir-e Tasnim, vol. 2, pp. 227 e 228.
[7] Shahid Motahhari Morteza, Tafsir-e Sureye Hamd, pag. 79.
[8] Cfr. Mesbah Yazdi Mohammad Taqi, Akhlaq dar Qor'an, vol. 1, pp 226-250; Mesbah
azdi Mohammad Taqi, Ma'aref-e Qor'an, vol. 3, pp. 395-403.
[9] Cfr. Javadi Amoli Abdollah, Tafsir-e Tasnim, vol. 2, pag. 227.
[10] Ivi, pag. 234.
[11] Sacro Corano 83:14.
[12] Usul al-Kafi, Kitab al-iman wa al-kufr, bab “al-Zunub”, hadìth 13 e 20.
[13] Sacro Corano 2:88.
[14] Sacro Corano 7:179.
[15] Sacro Corano 7:102; 5:13.
[16] Sacro Corano 2:67-74.
[17] Sacro Corano 45:23.
[18] Sacro Corano 47:22.
[19] È probabile che la frase “non tornerà mai al bene” dell’hadìth sopraccitato faccia riferimento a questa estrema difficoltà.
[20] Cfr. Javadi Amoli Abdollah, Mabadi-e Akhlaq dar Qor'an, pp. 83-103.
[21] Cfr. Ashnai ba Qor'an, Tafsir-e sure-ye Hamd, pag. 79.