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Il significato di Islam è sottomissione. La religione islamica è stata chiamata Islam poiché la sua dottrina generale consiste nella sottomissione dell’essere umano al Dio di questo mondo e dei suoi abitanti; in seguito a questa sottomissione l’individuo non adorerà altri all’infuori del Dio unico e non obbedirà che a Lui.
In realtà l’Islam è l’essenza di tutte le religioni divine passate manifestatasi in modo generale e completo. L’Islam, come tutte le religioni divine, possiede tre rami: i principi, le norme e l’etica.
I principi consistono nel credere all’unicità di Dio, il Sublime, nella giustizia (di Dio), nella profezia, nell’imamato e nell’Aldilà.
Basandosi su vari versetti e hadìth, il vero Islam si è manifestato nei seguaci dell’Ahl al-Bayt (A), ovvero lo sciismo. Lo sciita crede che il Profeta dell’Islam (S) non ha abbandonato la nazione islamica, e per proteggere l’Islam, su ordine divino, ha presentato i dodici Imam infallibili (A) come suoi successori. Il primo di loro è l’Imam Alì (A) e l’ultimo il nobile Mahdi (AJ) che vive occultato; con la sua manifestazione egli porrà fine all’oppressione e riempirà il mondo di giustizia.
Per quanto riguarda le norme bisogna dire che secondo l’Islam ogni azione compiuta dal mukallaf non esula da queste cinque tipologie: obbligatorio, vietato, meritorio, sconsigliato e indifferente.
Questo ambito è definito anche come liturgia e comprende la preghiera, il digiuno, il pellegrinaggio alla Mecca, la zakat, il khums, il jihad, ordinare il bene e proibire il male, tawalli, tabarri, ecc.
Anche l’etica come le due questioni precedenti è uno dei rami dove l’Islam ha proposto gli insegnamenti migliori dal punto di vista umano e i più vicini alla sua natura primordiale il cui esito non sarà altro che la beatitudine umana in questo mondo e nell’Aldilà.
La religione islamica è stata rivelata da Dio, in qualità di ultima e completa religione, tramite il suo caro profeta, il nobile Muhammad Mustafà (S), per la beatitudine e la guida dell’umanità. Una religione di cui la rivelazione e il suo Profeta (A) erano stati annunciati dai Profeti (A) passati. Il sacro Corano, perenne miracolo del Profeta dell’Islam (S), narra che i Profeti (A) del passato avevano annunciato la manifestazione del Profeta dell’Islam (S) e inoltre la Gente del Libro attendeva il suo arrivo.[1] In particolar modo racconta che Gesù figlio di Maria (A) annunciò la manifestazione del Profeta dell’Islam presentandolo con il nome di Ahmad.[2]
L’Islam, come tutte le religioni divine, possiede tre rami principali, ovvero i principi, l’etica e le norme. L’unica differenza è che rispetto alle altre è più completa. Il motivo è che l’Islam è l’unica religione rivelata ad Adamo (A), all’ultimo Profeta (S) e agli altri Profeti (A); inoltre tutto ciò che era presente nel libro di Abramo (A), Davide (A), Mosè (A) e nel Vangelo di Gesù, è stato manifestato in modo universale e completo nel Corano del nobile Muhammad (S)[3] ed è rimasto immune da mistificazioni.
I principi consistono nel credere all’unicità di Dio, il Sublime, nella giustizia (divina), la profezia (l’invio dei profeti da parte di Dio per guidare l’umanità), l’imamato e l’Aldilà.
Nell’ambito dottrinale, un musulmano oltre all’unicità di Dio, il Sublime, deve testimoniare anche la profezia del nobile Muhammad (S), altrimenti non sarà considerato musulmano. Certamente una necessità di queste due testimonianze è la fede nella profezia degli altri Profeti (A), nel giorno della Resurrezione, nella definitività della religione islamica, negli angeli, l’occulto e la correttezza di tutte le affermazioni del Profeta dell’Islam (S) e di tutte le altre questioni principali della religione; d’altro canto l’inosservanza di una qualunque di queste questioni (fondamentali della religione) rende l’individuo estraneo all’Islam. Siccome l’Islam è la religione dell’indole umana e della razionalità, non permette di seguire altri nelle questioni dottrinali, bensì pretende che gli esseri umani scelgano la propria religione dopo aver svolto delle ricerche e con delle motivazioni.[4]
Nell’ambito delle norme va detto che ogni azione compiuta dal mukallaf[5] può essere obbligatoria, vietata, meritoria, sconsigliata o indifferente. Tali regole, che l’Islam ha imposto per gli individui mukallaf, vengono definite furu'at (questioni secondarie) della religione e comprendono la preghiera, il digiuno, il pellegrinaggio alla Mecca, la zakat, il khums, il jihad, ordinare il bene, proibire il male, tawalli, tabarri[6], ecc. Agire e rispettare questi precetti garantisce la beatitudine dell’umanità.
Logicamente, o l’individuo stesso deve essere esperto nelle regole della religione e quindi agire secondo la propria opinione, oppure affidarsi a un altro individuo dotato di queste caratteristiche (giurista islamico che rispecchia tutte le relative condizioni).
Anche nell’ambito etico, l’Islam, come negli altri due rami citati, possiede gli insegnamenti etici migliori dal punto di vista umano. L’importanza e il valore delle questioni etiche nell’Islam sono tali che il nobile Profeta dell’Islam (S) ha presentato il completamento e la perfezione del comportamento etico come obiettivo della propria profezia.
Giacché la presentazione dell’Islam, le sue peculiarità e attributi, in questo articolo non sono possibili, ci soffermeremo a presentare solamente alcune caratteristiche di questa religione vitale.
Per esempio:
L’Islam è la religione dell’amore verso i servi e le creature di Dio; per ognuno di loro, sia esseri umani che non, contempla dei diritti. Questo amore è tale da considerare la compassione per un passero morto il motivo della compassione divina nel Giorno del Giudizio.[7]
La religione islamica vieta l’oppressione e la minaccia nei confronti degli animali; considera l’annaffiare un albero disidratato come dissetare un credente.[8]
Consiglia di comportarsi in modo equo con la Gente del Libro e financo con i miscredenti.[9] Infatti Alì (A) ordinò di aiutare economicamente un anziano cristiano con il denaro pubblico.[10]
Fondamentalmente la radice terminologica di Islam si trova nelle due parole silm e salam che significano pace e tranquillità. Il Corano per confermare la realtà che l’Islam è la religione della pace, della riconciliazione e dell’amicizia, dice: “O voi che credete! Entrate tutti nella Pace. Non seguite le tracce di Satana. In verità egli è il vostro dichiarato nemico”.[11] Dal punto di vista coranico la pace non può essere stabile e mondiale, e la tranquillità dell’umanità non è possibile, se non con la fede in Dio. Ciò che può unire tutte le società umane, differenti per lingua, razza, cultura, posizione geografica, ecc., è solamente la fede in Dio. L’Islam richiede la giustizia al punto da invitare esplicitamente la Gente del Libro verso l’unità e l’armonia; con una frase piacevole dice: “Di': ‘O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e cioè] che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associarGli, e che non prenderemo alcuni di noi come signori all'infuori di Allah’”.[12]
Quando i musulmani emigrarono vittoriosi a Medina, i nemici avanzarono delle proposte di pace al Profeta (S) che egli accolse volentieri. Come testimonianza si può considerare la pace accordata con alcune tribù ebraiche durante il primo anno dopo l’Egira. L’Islam desidera la pace e la coesistenza universale: per attuarle offre un’ideologia avanzata e utile.[13]
L’importanza che la religione islamica dà alla scienza e alla conoscenza non è presente in nessuna delle altre religioni. Questa è tale che considera necessaria l’acquisizione del sapere per ogni musulmano[14], il sonno del sapiente migliore dell’adorazione dell’ignorante[15], e le penne dei sapienti migliori del sangue dei martiri[16]. Grazie a queste esortazioni e altre simili, i musulmani, in poco tempo, progredirono scientificamente, fondarono grandi civiltà islamiche e donarono alla civiltà umana rari sapienti come Jaber ibn Hayan (il padre della chimica), Zakarya Razi (scoprì l’alcool), Avicenna (il più grande filosofo e medico della sua epoca), Ibn Haytham, Khaje Tusi, ecc.; al riguardo non si può negare che i grandi personaggi occidentali hanno riconosciuto e onorato questi sapienti musulmani.[17]
Secondo il pensiero islamico dal punto di vista della creazione non c’è nessuna differenza tra donna e uomo; l’uomo non gode di alcun privilegio sulla donna. La religione islamica ha glorificato il ruolo e la personalità femminile nel miglior modo. Il sacro Corano ha presentato la nobile Maryam (A) come serva prescelta e vicina a Dio[18]; la moglie del Faraone come esempio per i credenti[19] e infine considera la madre del nobile Mosè (A) degna dell’ispirazione divina[20]. L’Islam presenta la donna come fonte di tranquillità per l’uomo[21]; secondo la cultura della Gente della Casa (A) la donna non è un‘eroina bensì è come un fiore[22]. In lei vi è molto bene[23] e lo status della madre è più importante di quello del padre[24].
Secondo l’Islam nessuna etnia o razza è superiore a un’altra. L’unico criterio per considerare un essere umano migliore di un altro, è il timore reverenziale (taqwa) verso Dio.[25] Ogni individuo è responsabile delle proprie azioni e nessuno può prendere su di sé il peso dei peccati altrui[26]. Iddio ama e accetta volentieri coloro che si pentono dei propri peccati[27]; considera invece meschina e mancanza di fede, la sfiducia nella misericordia e nel perdono divino[28]. Presenta i musulmani come fratelli[29]. Vieta il parlare male dei credenti, il deriderli e calunniarli[30]. Valuta rilevante il ruolo del maestro[31]. Considera la pulizia e l’igiene segni della fede[32], ecc.
I seguaci della scuola islamica generalmente si suddividono in due gruppi: sciiti e sunniti. Tramite una breve analisi dei versetti del sacro Corano e degli hadìth profetici, in modo razionale e secondo la prassi degli intellettuali, si può trovare il puro islam nella dottrina sciita.
Lo sciita reputa inconcepibile che il grande Profeta (S) muoia senza aver prima nominato un successore che tuteli le questioni dei musulmani e diriga la società islamica[33]. Secondo il credo sciita allo stesso modo di come il Profeta (S) è infallibile, anche i suoi successori devono essere immuni da ogni tipo di peccato ed errore affinché siano degni di guidare la società dopo di lui. In altre parole lo sciita crede che il Profeta dell’Islam (S), per salvaguardare la religione di Dio dopo di lui, ha presentato e incaricato i suoi successori per ordine divino e in base alla Sua scelta. Dal punto di vista sciita i successori del nobile Profeta (S) sono dodici, di cui il primo è Alì ibn Abitalib (A) ed anche alcuni gruppi sunniti (i mu'taziliti) concordano che fosse migliore degli altri compagni. [34]
Dopo il nobile Alì (A) altri dieci Imam (A) sono stati deputati all’imamato e in seguito martirizzati. Questo è continuato fino all’anno 260 AH quando l’ultimo Imam, il Mahdi promesso (A), il salvatore dell’umanità, venne investito dell’imamato. Egli per volere e avviso di Dio vive occulto e quando si manifesterà, riempirà il mondo di giustizia.[35]
Lo sciita, per dimostrare le proprie affermazioni, si basa sui versetti del Corano e gli hadìth certi del Profeta (S).[36]
La superiorità della Famiglia del Profeta (A) è talmente esplicita nelle parole del Profeta (S) e nei versetti coranici che non può essere negata, e molti fratelli sunniti confermano questa realtà.
Il messaggio spirituale dello sciismo al mondo non è altro che una frase: “Conoscete Dio”.[37]
I principi, le norme e l’etica islamica raggiungono il più alto livello di conformità con l’indole umana e l’esito dell’Islam non è altro che la beatitudine umana in questo mondo e nell’Aldilà.
[1] Mesbah Yazdi Mohammad Taqi, Rah va Rahnamashenasi, pag. 113.
[2] Ivi, p. 115.
[3] L’unica differenza tra le religioni divine è la liturgia, poiché anche il Corano specifica l’unicità della religione: “Invero, la religione presso Dio è l'Islam”. (Sacro Corano, 3:19); Cfr.: Javadi Amoli Abdollah, Entezar-e Bashar az Din, pag. 178.
[4] Resale-ye Tozih al-Masael Mareje', prima questione.
[5] Cioè colui cui, con determinate condizioni, viene imposto un taklif (dovere).
[6] In breve tawalli vuol dire amare gli amici di Dio e tabarri odiare i Suoi nemici.
[7] Mizan al-Hikmah, vol. 4, hadìth 6962.
[8] Wasa'il al-Shi'ah, vol. 17, sezione al-Tijarat, parte 10.
[9] Nahj al-Balaghah, lettera 53.
[10] Ibidem.
[11] Sacro Corano, 2:208.
[12] Sacro Corano, 3:64
[13] Durar al-akhbar, pag. 28, hadìth 11.
[14] Bihar al-Anwar, vol. 74, pag. 55, sezione del sapere e dell’intelletto.
[15] Ibidem.
[16] Ibidem.
[17] Cfr.: Nikbin Nasrollah, Eslam az Didgah-e Daneshmandan-e Gharb.
[18] Sacro Corano, 3:42.
[19] Sacro Corano, 66:11.
[20] Sacro Corano, 28:7.
[21] Sacro Corano, 30:21.
[22] Nahj al-Balaghah, lettera 31.
[23] Man la yahdhuruh al-faqih, vol. 3, pag. 385.
[24] Al-Kafi, vol. 2, pag. 162.
[25] Sacro Corano, 49:13.
[26] Sacro Corano, 6:164.
[27] Sacro Corano, 2:222.
[28] Sacro Corano, 12:87.
[29] Sacro Corano, 49:10.
[30] Tafsir-e Nemune, vol. 14, pag. 370 e 400.
[31] Bihar al-Anwar, vol. 74, bab 165, hadìth 193.
[32] Mustadrak al-wasa'il, vol. 16, bab 319, hadìth 9.
[33] Tabatabai Mohammad Hosseyn, Shi'eh dar Eslam, pag. 128.
[34] Cfr.: Mohsen Kharrazi, Bidayat al-ma'arif, sezione dell’imamato.
[35] Motahhari Morteza, Kalam va Erfan, pag. 38.
[36] Cfr.: Mohsen Kharrazi, Bidayah al-ma'arif, sezione dell’imamato.
[37] Tabatabai Mohammad Hosseyn, Shi'eh dar Eslam, pag. 236.