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  1. I Profeti e gli infallibili Imam (A), nei propri lavori e nella vita quotidiana in generale, erano obbligati ad utilizzare la scienza e la forza naturale, non compivano quindi miracoli o azioni soprannaturali, se non in casi particolari e con il consenso divino, dove era opportuno per la religione di Dio e la guida della gente.
  2. L’imam Baqir (A) disse: “Il nome di Dio ha settantatré lettere. Presso Asif ibn Barkhya c’era una lettera ed utilizzando quella sola lettera portò il trono della regina Bilqis di Saba al profeta Salomone (A); le altre settantadue lettere del nome di Dio sono presso di noi”[1].
  • L’imam Husayn (A) nonostante possedesse il nome completo di Dio, le sue richieste fossero esaudite da Dio e potesse far sgorgare dell’acqua dalla terra in modo da dissetare se stesso e i suoi compagni, non lo fece, poiché doveva adempiere al proprio dovere avvalendosi solo di  cause naturali.
  • Se i puri Imam (A) dovessero vivere ed esaudire i propri bisogni secondo la scienza e la forza divina, la loro prassi non potrebbe più essere un esempio di lotta contro le difficoltà, pazienza di fronte ai problemi e sacrificio sulla via dei valori umani.
  • La vicenda di Ashurà e della lotta all’oppressione da parte dell’imam Husayn (A) sono un esempio d’insurrezione di fronte alle deviazioni ed eresie che in ogni epoca sono sempre in agguato a danno della religione di Dio. Tutti i musulmani e gli esseri umani hanno il dovere di impedire queste eresie. Se l’imam Husayn (A) avesse compiuto questo gravoso dovere attraverso il miracolo e la wilayah cosmologica, non avrebbe più potuto essere un vivo esempio per tutti gli esseri umani di ogni epoca.
  • Alcuni hadìth attendibili riportano che la sera prima di Ashurà l’imam Husayn (A) incaricò suo figlio Alì Akbar (A) e alcuni compagni di portare dell’acqua per dissetare i propri compagni. Inoltre lo stesso Imam (A), dopo il martirio del nobile fratello 'Abbas, si avvicinò all’Eufrate per dissetarsi ma non riuscì nel suo intento.[2]
  • In molti altri hadìth si narra che il giorno d’Ashurà l’imam Husayn (A) portò Alì Asghar, il suo neonato, di fronte ai nemici e disse: “O gente se non volete risparmiare me, risparmiate almeno questo bambino”. In seguito Harmalah martirizzò quel neonato assetato con una freccia.[3]
  • Se l’imam Husayn (A) aveva chiesto dell’acqua ai nemici, com’è possibile che abbia poi rifiutato l’acqua di chi gliela portava per affetto verso di lui?
  • Le forze armate di 'Ubaidullah ibn Zyad il giorno di Ashurà avevano assediato completamente l’accampamento dell’Imam (A) e controllavano intensamente ogni movimento. Inoltre erano incaricati di costringere l’Imam (A) e i suoi compagni ad arrendersi facendogli patire la sete o a sconfiggerli. A questo punto ci si chiede come tale portatore d’acqua abbia aggirato questo assediamento e sia arrivato dall’Imam (A)? Questo portatore d’acqua era un essere umano o proveniva dall’occulto ed era un essere soprannaturale?!

In conclusione questo hadìth e altri simili che mettono in dubbio la questione della sete e dei disagi patiti dall’imam Husayn (A), dalla sua famiglia e dai suoi compagni, vogliono coprire le ingiustizie perpetrate nei confronti di questo nobile e le stragi imperdonabili dei nemici, e pertanto svilire questo tragico evento.

 


[1] Muhammad ibn Ya'qub Kulayni, Usul al-Kafi, vol. 1, pag. 230, hadìth 1.

[2] Mahmud Sharifi e altri, Farhangh-e Jame'-e Sokhanan-e Emam Hosseyn (A), traduzione di Alì Mo'ayyedi.

[3] Ivi, pag. 534.

 

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