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- compartecipazione
Jizyah significa lasciare i non musulmani liberi di accettare la cittadinanza del governo islamico, senza bisogno che cambino la propria religione. È ovvio che essi devono pagare delle tasse per l’amministrazione degli affari dello stato al pari dei cittadini musulmani, ed è possibile che queste tasse siano inferiori alla quantità che i cittadini musulmani sono tenuti a pagare. Per questo motivo il pagamento della jizyah non può essere equiparato all’obbligo di accettare la nuova religione.
L’argomento esposto, in realtà, potrebbe derivare da varie incertezze che hanno poi portato alla sua domanda. In principio spiegheremo concisamente questi dubbi e successivamente trarremo una conclusione:
- Cosa s’intende con libertà di accettare una religione?
- Cos’è la jizyah? Il suo pagamento può essere considerato un tipo di imposizione ad accettare l’Islam?
- Perché il Profeta dell’Islam (S) partecipava a guerre il cui risultato era di porre i non musulmani di fronte a un bivio? Forse essi non volevano scegliere nessuna di queste due vie (accettare l’Islam o la jizyah).
Seguendo quest’ordine analizzeremo i punti appena citati.
- Prestate attenzione al fatto che la libertà religiosa che è stata citata nel versetto «Non c'è costrizione nella religione»[1], non significa negligenza religiosa o l’approvazione di tutte le religioni esistenti, bensì il concetto inteso è un altro e quello dev’essere preso in considerazione.
Se valutiamo la posizione dei vari individui[2] in relazione alla religione islamica, possiamo suddividerli in alcuni gruppi:
- Coloro che hanno accettato l’Islam esteriormente e anche interiormente ne sono persuasi. Queste persone non nutrono alcun dubbio riguardo alla propria religione, e compiono qualsiasi sforzo sulla via di Dio senza esitare[3].
- Coloro che dentro di sé sono miscredenti e che manifestano la loro miscredenza senza incertezze. Lo sforzo dei profeti per guidarli è stato ininfluente[4] e loro tentano, impiegando grandi somme di denaro, di deviare la gente dal sentiero divino[5].
- Un gruppo che nonostante non abbia abbracciato realmente la fede, afferma di essere musulmano per usufruire dei benefici dell’Islam! Iddio si è rivolto al Profeta (S) ordinandogli di dire loro che essi non hanno abbracciato la fede, bensì in realtà si sono solo sottomessi e non c’è traccia di fede nei loro cuori![6]
- Infine un gruppo d'individui che malgrado la fede interiore, si trova in circostanze in cui non può manifestare la propria fede e secondo il parere di molta gente sono dei miscredenti, tuttavia rendono grandi servigi alla società religiosa. Il credente appartenente alla famiglia del Faraone[7] che salvò il profeta Mosè (A), lo zio del profeta Muhammad (S), ovvero Abutalib, suo difensore di fronte ai pericoli dei nemici, e Ammar ibn Yasir, in un certo periodo della sua vita, fanno parte di questo gruppo. Questo tipo di comportamento (taqiyyah-dissimulazione) è stato approvato anche dal Corano[8].
Osservando i gruppi sopraccitati si può facilmente dedurre che la fede del cuore, o la religione stessa, non è cosa che possa essere imposta agli altri con la forza e messa nei loro cuori, e infatti il Corano indica questa stessa realtà. In ogni caso bisogna considerare che lo stesso Dio che dice «Non c'è costrizione nella religione»[9], in un altro punto spiega che l’unica religione da Lui approvata è l’Islam[10], e che le altre religioni non saranno da Lui accettate[11]. Alla luce di ciò, bisogna concludere che nonostante l’unica religione accettata dal Corano sia l’Islam, è stato tuttavia preso in considerazione anche il fatto che non si può imporre la fede sincera in una religione. Pertanto non si può affermare che noi siamo completamente liberi nella scelta della religione e non ci verrà chiesto il resoconto della nostra scelta, ma dobbiamo, dopo aver trovato la religione corretta, impegnarci ad accrescere la fede in essa nel nostro cuore.
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Considerando ciò che è stato detto, se in seguito a delle guerre o dei trattati, un gruppo di non-musulmani vivono in un paese islamico, nei loro confronti si può applicare una delle cinque soluzioni seguenti:
- Se non accettano l’Islam, possono essere uccisi e cancellati dalla faccia della terra!
- Obbligarli a emigrare dal proprio paese ed emarginarli nelle terre non islamiche!
- Obbligarli ad accettare la religione islamica.
- Lasciarli liberi di mantenere la propria religione e benché usufruiscano dello stato islamico, non gli venga imposto alcun tributo da pagare.
- Offrire il diritto di scegliere se: accettare l’Islam e come gli altri musulmani pagare le tasse dovute al governo islamico, oppure mantenere la religione precedente e pagare solamente un tributo, corrispondente alle loro possibilità economiche, al governo islamico.
La prima e seconda soluzione sono ingiuste, soprattutto se costoro non hanno avuto un comportamento bellicoso e violento nei confronti dei musulmani, quindi devono essere scartate.
Giacché non è possibile obbligarli a credere nell’Islam con il cuore e vista altresì l’inutilità di costringerli ad abbracciare l’Islam solo esteriormente, anche la terza soluzione non è applicabile.
La quarta soluzione, nonostante lasci molta libertà a questo gruppo di non musulmani, sarebbe considerata un tipo di ingiustizia verso i musulmani, poiché questi, secondo la sharia sono tenuti a pagare il khums e la zakah sui propri beni e inoltre devono partecipare alle altre spese del governo islamico, tra cui le spese per la difesa, ed è possibile che la somma di queste superi la jizyah stabilita per gli altri!
Se venisse applicata la soluzione in cui i non musulmani, senza pagare alcun tributo, usufruiscono degli stessi servizi dei musulmani, ed inoltre sono esentati da alcune attività, come la partecipazione diretta in guerra, secondo lei, la giustizia sarebbe instaurata in modo completo?!
Perciò anche la quarta soluzione non sembra adatta e rimane solamente la quinta secondo cui i non musulmani, nonostante non abbiano alcun obbligo di cambiare religione, per vivere nella società islamica e usufruire del supporto del governo che garantisce la loro sicurezza e il loro benessere, sono tenuti a pagare un tributo, chiamato jizyah. In conformità agli hadìth, il suo ammontare non deve superare le possibilità economiche di colui che paga la jizyah[12]. Naturalmente, quand’anche abbracciasse l’Islam, non sarebbe esentato dalle tasse, bensì sarebbe tenuto a pagare altri tributi alla società e al governo secondo un altro sistema, come il khums e la zakah.
Lei ha in mente una soluzione migliore di questa in cui è stata considerata sia una libertà per questo gruppo d'individui, sia un loro supporto da parte del governo attraverso il pagamento di un tributo adeguato?!
- È possibile che sorga un'altra domanda: perché il Profeta (S) faceva la guerra e occupava altri territori, e di conseguenza i non musulmani passavano sotto il governo islamico ed erano obbligati a fare delle scelte che non gradivano?!
Per rispondere, dobbiamo innanzitutto gettare uno sguardo ai rapporti internazionali presenti all’epoca:
Studiando la storia dei rapporti internazionali deduciamo che la guerra era una realtà accettata a quei tempi e che fu presente per secoli anche dopo la manifestazione dell’Islam. La pace s’instaurava solamente in casi eccezionali e varie potenze erano sempre in guerra tra di loro. Possiamo citare come esempio le guerre greco-persiane e romano-persiane in epoca passata e le due sanguinose guerre mondiali del secolo scorso. Tutt’oggi, sebbene con importanti trattati e la fondazione di organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, si affermi che i rapporti internazionali si fondano sulla pace, siamo ancora testimoni di molte guerre sulla terra!
Iddio nel sacro Corano, come principio fondamentale e decisivo, ha invitato i musulmani alla pace e alla convivenza pacifica con i non musulmani che non li abbiano oppressi[13]. Addirittura in caso di guerra ha consigliato ai musulmani, e in capo a loro, al Profeta (S), di terminare la guerra se il nemico è incline alla tregua e alla pace, e di stabilire quindi un trattato di pace affidandosi a Dio[14]. Sostanzialmente bisogna dire che i musulmani non hanno il permesso da parte di Dio, di recare danno ai non musulmani che mantengono la loro neutralità e che non cospirano contro i musulmani[15].
Tutto ciò non impedisce al Profeta (S) e ai musulmani di vigilare sulla situazione circostante, e non significa che debbano ritirarsi in un angolo difendendosi solamente in caso di attacco nemico, in un mondo in cui la guerra è la prima e l’ultima parola. Per questo motivo e in molti casi sapendo che il nemico era in procinto di attaccare i musulmani, il Profeta (S) lo precedeva e spegneva la cospirazione sul nascere. La guerra di Tabuk, che fu la più grande campagna militare condotta dal Profeta (S), è un esempio pratico che si concluse senza spargimenti di sangue. Conforme a ciò il comportamento militare dei musulmani a quell’epoca non era contrario neanche alle leggi internazionali odierne. La guerra di Tabuk è un esempio di quelle guerre che oggi vengono definite legittima difesa preventiva. L’aspetto difensivo di molte altre guerre del Profeta (S), come Uhud e Khandaq, non è cosa celata.
Sempre in merito a tale questione, alcuni scrittori hanno analizzato tutte le guerre del Profeta (S) e nonostante sembrassero invasive, hanno motivato lo scopo difensivo di ognuna di esse[16].
Nelle parole del Profeta (S) notiamo che egli disse: «La pace, fin quando non indebolisce i pilastri della religione, la considero più proficua della guerra e dello spargimento di sangue»[17]. È proprio grazie a questa mentalità che il periodo più importante per la diffusione della religione islamica, fu quello di tregua stabilitosi dopo la vicenda di Hudaybiyyah tra i musulmani e i miscredenti coreisciti. Durò solamente due anni, però gli storici narrano che in questi due anni, le conversioni alla religione islamica furono più numerose di tutte quelle avvenute nel ventennio precedente, cioè dall’inizio della manifestazione dell’Islam fino a quel trattato di pace[18]!
Se nel rispetto di tutti i principi umani, il territorio dei non musulmani venisse incluso in un paese islamico durante le guerre difensive o in seguito a trattati come quello che il Profeta (S) stipulò con i cristiani di Najran, ed essi usufruendo della libertà vigente nel governo islamico, decidessero di mantenere la religione precedente, il tributo della jizyah sarebbe la soluzione più equa per questi individui.
[1] Sacro Corano, 2:256:
«لا اکراه فی الدین.»
[2] Naturalmente, esclusi coloro cui non sono stati spiegati i principi dell’Islam o non li conoscono a sufficienza.
[3] Sacro Corano, 49:15:
«إنما المؤمنون الذین آمنوا بالله و رسوله ثم لم یرتابوا و جاهدوا...»
«I veri credenti sono coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato senza mai dubitarne e che lottano con i loro beni e le loro persone per la causa di Allah: essi sono i sinceri».
[4] Sacro Corano, 2:6:
«إن الذین کفروا سواء علیهم أ أنذرتهم أم لم تنذرهم لا یؤمنون»
«In verità [per] quelli che non credono, non fa differenza che tu li avverta oppure no: non crederanno».
[5] Sacro Corano, 8:36:
«إن الذین کفروا ينفقون أموالهم لیصدوا عن سبیل الله ...»
«I miscredenti dilapidano i loro beni per distogliere [le genti] dal sentiero di Allah …».
[6] Sacro Corano, 49:14:
«قل لم تؤمنوا و لکن قولوا أسلمنا و لما یدخل الإیمان فی قلوبکم»
«Di': “Voi non credete. Dite piuttosto ci sottomettiamo", poiché la fede non è ancora penetrata nei vostri cuori».
[7] Sacro Corano, 40:28:
«و قال رجل مؤمن من آل فرعون یکتم إیمانه...»
«Un credente che apparteneva alla famiglia del Faraone e che celava la sua fede …».
[8] Sacro Corano, 16:106:
«... إلا من أکره و قلبه مطمئن بالإیمان...»
«… eccetto colui che ne sia costretto, mantenendo serenamente la fede in cuore …».
[9] Sacro Corano, 2:256.
[11] Sacro Corano, 3:85:
«و من یبتغ غیر الإسلام دینا فلن یقبل منه...»
«Chi vuole una religione diversa dall'Islam, il suo culto non sarà accettato …».
[12] Muhammad ibn Ya'qub Kulayni, al-Kafi, vol. 3, p. 566, hadìth 1, Dar al-kutub al-islamiyyah, Teheran, 1986.
[13] Sacro Corano, 60:8:
«لا ینهاکم الله عن الذین لم یقاتلوکم فی الدین و لم یخرجوکم من دیارکم أن تبروهم و تقسطوا إلیهم إن الله یحب المقسطین»
«Allah non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, poiché Allah ama coloro che si comportano con equità».
[14] Sacro Corano, 8:61:
«و إن جنحوا للسلم فاجنح لها و توکل علی الله...»
«Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Allah …».
[15] Sacro Corano, 4:90:
«...فإن اعتزلوکم فلم یقاتلوکم و ألقوا إلیکم السلم فما جعل الله لکم علیهم سبیلا»
«Pertanto, se rimangono neutrali, non vi combattono e vi offrono la pace, ebbene, Allah non vi concede nulla contro di loro».
[16] 'Abdul-khaliq al-Nawawi, Al-'Alaqat al-Duwaliyyah wa al-Nazm al-Qadha'iyyah, pp. 99-102, Dar al-kitab al-'arabi, Beirut, 1974.
[17] Kafi al-Din Abi al-Hasan al-Laythi al-Wasiti, 'Uyun al-Hikam wa al-Mawa'iz, p. 506, Entesharat-e Dar al-hadìth, 1997.
[18] Sayyid Muhammad Husayn Fadhl Allah, Al-Islam wa Mantiq al-Quwwah, p. 211, Dar al-tu'arif lil-matbu'at, Beirut, 1987.