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Il taqwa (timore reverenziale) è una forza inibitrice interiore che si crea all’interno dell’essere umano e lo protegge dal compiere atti illeciti. La perfezione del taqwa consiste nell’astenersi, oltre da ciò che è peccato e vietato, anche da ciò che è ambiguo. Il taqwa possiede livelli, ramificazioni ed effetti che riportiamo nella risposta dettagliata.
Il termine arabo taqwa, in origine, deriva dalla radice “waqa-waqi-wiqayah”, che significa porre se stessi in un rifugio[1]. In ambito religioso significa astenersi dai peccati.
In altre parole il taqwa (timore reverenziale) è una forza inibitrice che si manifesta come uno stato permanente dell’anima e si crea all’interno dell’essere umano, proteggendolo dallo sprofondamento nella concupiscenza e dal commettere atti illeciti. La perfezione del taqwa consiste nell’astenersi, oltre da ciò che è peccato e vietato, anche da ciò che è ambiguo.
Nei versetti e negli hadìth, tra cui i detti dell’imam Alì (A), sono utilizzate diverse metafore e similitudini per il taqwa, ne citeremo una parte:
1. Provvista – Il Corano paragona il taqwa a una provvista considerandola la migliore: “Fate provviste, ma la provvista migliore è il timor di Allah, e temete Me, voi che siete dotati di intelletto”[2].
2. Veste – Il Corano paragona il taqwa a una veste considerandola la migliore: “Ma l'abito del timor di Allah è il migliore”[3].
3. Fortezza inespugnabile (di fronte al pericolo del peccato) – L’imam Alì (A) disse: “O servi di Dio! Sappiate che il taqwa è una fortezza salda e inespugnabile”[4].
4. Cavallo domato – Il Principe dei Timorati, Alì (A), in un altro punto dice: “Il taqwa è come un cavallo domato, le cui redini sono nelle mani di chi lo cavalca, e lo guida fino al cuore del Paradiso”[5].
5. Alcuni sapienti hanno paragonato il taqwa allo stato di una persona che attraversando un terreno ricoperto di piante spinose, cerca di alzare il più possibile i propri abiti e cammina prudentemente affinché le spine non gli feriscano le gambe e non gli strappino il vestito[6]. Da questo paragone si può dedurre chiaramente che il taqwa non consiste nello scegliere di isolarsi, bensì essere presenti nel cuore della società, e se quest’ultima è corrotta, proteggere se stessi[7].
Il taqwa è segno di fede nell’Origine e nel Ritorno, ossia Iddio e la Resurrezione, ed è considerato il criterio di orgoglio dell’essere umano e il metro per misurare la sua personalità nell’Islam[8]. Secondo il Corano, il taqwa è luce divina che dona sapienza dove penetra[9].
I livelli del taqwa
Il taqwa possiede dei livelli. Alcuni sapienti affermano che siano tre:
1. Proteggere l’anima dall’eterno castigo acquisendo le credenze corrette.
2. Astenersi da ogni tipo di peccato, sia che si tratti di trascurare un obbligo che compiere un atto proibito.
3. Astenersi da ciò cui viene attirato l’essere umano e lo allontana da Dio. Questo è il taqwa dei servi speciali, ossia il taqwa speciale[10].
Le ramificazioni del taqwa
Il taqwa possiede diverse ramificazioni, ad esempio: economico, sessuale, sociale, politico, etico, ecc. L’essere umano timorato e che possiede taqwa, è colui che rispetta tutti questi aspetti del taqwa.
Gli esiti del taqwa
Il taqwa genera molti esiti positivi nella vita umana; ne citiamo alcuni:
1. Auto-edificazione – L’imam Alì (A) disse: “Il taqwa è una qualità ed educazione spirituale attraverso la quale viene formata e curata l’anima umana”[11].
2. Senso di responsabilità – Colui che è dotato di taqwa non volta le spalle alle responsabilità religiose, bensì le accetta volentieri e ne sopporta le difficoltà e i problemi.
3. Libertà – Il taqwa è un mezzo per liberarsi da ogni schiavitù. Colui che è dotato di taqwa non s’inginocchia di fronte alla concupiscenza, non si arrende di fronte al potere e altri appetiti del proprio istinto, quindi è al sicuro da ogni rovina.
4. Beatitudine nell’Aldilà – Il taqwa è la chiave per essere guidati e colui che ne è dotato, compiendo azioni positive e percorrendo il giusto sentiero, oltre ad essere beato in questo mondo, riuscirà ad ottenere e raccogliere delle ricompense per l’Aldilà.
[1] Husayn ibn Muhammad Ragheb Esfahani, Mufradat fi gharib al-Qur'an, vol. 1, pag. 881, voce “wa-qa-ia”, Dar al-'ilm al-Dar al-Shamiyyah, Damasco, Beirut, 1412 AH.
[2] Sacro Corano, 2:197.
[3] Sacro Corano, 7:26.
[4] Nahj al-Balaghah, sermone 157.
[5] Nahj al-Balaghah, sermone 16.
[6] Husayn ibn Alì Abu al-Futuh Razi, Rawdh al-Jinan wa Ruh al-Jinan fi tafsir al-Qur'an, vol. 1, pag. 101, Boniad-e pejuheshha-ye eslami astan-e qods-e razavi, Mashhad, 1408 AH; Naser Makarem Shirazi, Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 80, Dar al-kutub al-islamiyyah, prima stampa, Teheran, 1995.
[7] Naser Makarem Shirazi, Tafsir-e Nemune, vol. 22, pag. 204.
[8] “Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme”. (Sacro Corano, 49:13).
[9] “Temete Allah, è Allah che vi insegna”. (Sacro Corano, 2:282).
[10] Naser Makarem Shirazi, Tafsir-e Nemune, vol. 22, pag. 205; Allamah Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 70, pag. 136, Mu'assisat al-Wafa', Beirut – Libano, 1404 AH.
[11] Nahj al-Balaghah, sermone 193 (sermone dei timorati).