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Data aggiornamento: 2010/10/18
Domanda concisa
Fare richieste ad altri che Dio, come il Profeta (S) o gli Imam infallibili (A), non è forse una forma di associazione? Infatti è Dio l’Esauditore delle richieste.
Domanda
Fare richieste ad altri che Dio, come il Profeta (S) o gli Imam infallibili (A), non è forse una forma di associazione? Infatti è Dio l’Esauditore delle richieste.
Risposta concisa

Il rispetto, il ricorso e le richieste a queste nobili persone (il Profeta e gli Imam), se fatti con l’intenzione che esse sono affiancate a Dio e indipendenti da Lui nell’influenzare ed esaudire le nostre richieste, tale intenzione sarà una forma di associazione e in contrasto con l’unicità divina nell’azione (cioè l’indipendenza di Dio dagli altri nell’agire e la dipendenza degli altri da Dio nell’agire) e l’unicità della Sua signoria (in altre parole Egli è l’unico Governatore e Signore indipendente e, tutto il resto, angeli, Profeti e fattori naturali sono suoi esecutori).

Se invece questo rispetto e ricorso sono  attuati con l’intenzione di:

  1. obbedire all’ordine divino,

  2. adempiere a un debito, cioè il diritto che loro hanno nei nostri confronti in qualità di intermediari dell’effusione cosmologica e legislatrice,

  3. prenderli come esempio e sfruttare i loro favori particolari, senza considerarli indipendenti da Dio,

ciò non sarà in contrasto con l’unicità di Dio nell’azione e l’unicità della Sua signoria o il Suo essere l’Esauditore (indipendente) delle richieste; infatti l’agire, il pianificare e l’esaudire le richieste dei servi da parte di queste nobili persone si trovano nell’ordine longitudinale rispetto all’agire, il governare e l’essere l’Esauditore delle richieste di Dio, e non latitudinale da poter essere considerati una forma di associazione.

Il criterio per stabilire un’associazione nel fare richieste ad altri che Dio sta nell’intenzione della persona: se ricorre a loro con la convinzione che essi abbiano un ruolo divino o governante e siano indipendenti da Dio, tale ricorso, con suddetta intenzione, sarà una forma di associazione. Se invece lo fa con l’intenzione di obbedire a Dio, sfruttare il loro onore e la loro magnificenza presso Dio, affinché queste nobili persone, chiedano l’esaudimento delle sue richieste a Dio e le esaudiscano con il Suo permesso, ciò non solo non costituirà una forma di associazione, ma la persona in questione sarà anche premiata poiché si è comportata secondo l’ordine divino.

Risposta dettagliata

L’essere umano è formato da due aspetti, cioè è l’insieme di un’anima celeste e un corpo materiale, egli è tutto “povertà” e “bisogno”, e poiché si compone di due aspetti deve soddisfare le necessità di entrambi in modo equilibrato e senza eccessi, in nessuno dei due sensi, affinché possa essere sano, continuare a vivere, prendere la via del perfezionamento e raggiungere la vera beatitudine (il ruolo di vicereggente di Dio).

Dio, Saggio e Onnisciente, che aveva uno scopo preciso nella creazione dell’essere umano ed era a conoscenza di tutte le necessità dei suoi aspetti esistenziali, prima o durante la sua creazione, ha predisposto le basi affinché egli potesse soddisfare i suoi bisogni. Inoltre Egli ha voluto che, seguendo un processo naturale, l’essere umano, secondo il libero arbitrio, acquisisse salute e felicità corporali e spirituali attraverso i mezzi e le risorse che ha a disposizione. Altrimenti Dio avrebbe potuto creare fin dall’inizio l’essere umano con un corpo già completo e formato da non aver bisogno di perfezionarsi, come la creazione dei cieli e della terra, e con uno spirito perfetto da non aver nessuna mancanza per entrare nel mondo divino, così come ha creato gli angeli. Invece il pregio dell’essere umano rispetto alle altre creature è proprio quello che, nonostante le sue necessità corporali e spirituali, può diventare migliore degli angeli.

Questo essere umano dotato di libero arbitrio, per soddisfare le proprie necessità corporali deve sfruttare le benedizioni di Dio in modo equilibrato al fine di rimanere sano e continuare a vivere, e per soddisfare i propri bisogni spirituali deve usufruire della sharia, con lo scopo di unire la sua anima celeste al regno ultraterreno e soddisfare le proprie necessità.

Non c’è dubbio che gli elementi naturali sono in grado di soddisfare le necessità dell’essere umano e che egli ne usufruisce quotidianamente, poiché l’essere umano da quando è nato, o meglio da quando è stato creato, è in confidenza con l’ambiente che lo circonda; nessun individuo religioso arriva a pensare che sfruttare questi mezzi per soddisfare le proprie necessità possa essere una forma di associazione o un’usurpazione del regno divino.

Dio il Saggio ha donato all’essere umano la possibilità di soddisfare i propri bisogni spirituali attraverso la sharia e la religione, “cibo” sano dottrinale, rituale, etico ed educativo, rivelata attraverso individui (i Profeti) che appartengono allo stesso genere, nominati perciò intermediari dell’effusione legislatrice. I Profeti (a) stessi sono obbligati a rispettare questi limiti e doveri, e usufruirne per soddisfare i propri bisogni spirituali e unirsi al mondo celeste - non percepibile per loro - e comunicare quotidianamente almeno alcuni attimi con il mondo divino (sottoforma di atti d’adorazione quotidiani). Alcuni individui, usufruendo della sharia, si sono uniti più velocemente e con più forza degli altri al mondo divino, tali da sembrare di essersi distaccati dal mondo naturale ed essere diventati celesti essi stessi. Tra questi ultimi, di nuovo alcuni li hanno superati e sono riusciti a raggiungere lo status di vicereggente (khalifah) di Dio e diventare agenti di Dio ('ummal Allah), intermediari dell’effusione (faidh) cosmologica: intermediari tra quel mondo e gli individui rimasti indietro in questo percorso, che sono quindi costretti a usufruire del mondo celeste attraverso di essi e soddisfare così le proprie necessità spirituali.

Da qui nasce il paradosso dell’incompatibilità del ricorso a queste nobili persone e fare loro richieste con l’unicità dell’azione e della signoria divina.

Tuttavia così come lo sfruttare i mezzi materiali per soddisfare le proprie necessità corporali non è una forma di associazione, poiché è stato Dio stesso a creare questi beni per l’essere umano, a metterli a sua disposizione[1] e concedergli il permesso di sfruttarli in modo corretto (stabilito dalla sharia); allo stesso modo l’individuo monoteista sa che tutti questi sono doni creati da Dio e dipendenti da Lui.

Il ricorso, il rispetto e la richiesta di soddisfare le proprie esigenze a queste nobili persone, non sono inconciliabili con l’unicità divina nell’azione e l’unicità della Sua signoria o il suo essere l’Esauditore (indipendente) delle richieste; poiché essi non vengono considerati indipendenti da Dio e accanto a Lui. Infatti la persona conscia, sa che l’agire e il pianificare di questi nobili si trovano nell’ordine longitudinale rispetto all’agire e il governare di Dio, e considera la loro esistenza, come quella delle altre creature, l’indigenza stessa rispetto a Dio, senza la Cui attenzione ed effusione, non avrebbero potere di esistere e quindi tantomeno di agire ed esaudire le richieste. Perciò credere che essi possano agire ed esaudire le richieste poiché si trovano nell’ordine longitudinale rispetto all’agire e all’essere Dio l’Esauditore delle richieste, non è considerata una forma di associazione[2].

Ora, il perché Dio ci ha rinviato a questi nobili e perché noi necessitiamo della loro intermediazione per usufruire del mondo celeste, si può spiegare con vari motivi:

  1. Essi sono gli intermediari dell’effusione divina ai servi e il mezzo attraverso cui la benevolenza divina si diffonde tra le altre creature del mondo, tale che se essi non ci fossero stati, non sarebbero stati creati i cieli, la terra e quello che vi è in essi, secondo ciò che leggiamo in un hadìth divino: “Se tu (o Profeta) non ci fossi stato, non avrei mai creato gli astri e se non ci fosse stato Alì (A), non ti avrei creato, e se non ci fosse stata Fatima (A) non vi avrei creato, infatti la creazione di voi tre, che vi completate a vicenda, ha motivato la Creazione”[3].

Perciò al fine di unirsi alla fonte dell’effusione dell’essere, è necessario usufruire di questi intermediari per non rimanere privati delle attenzioni divine, quindi nella dua al-Nudbah recitiamo: “Dov’è quella porta di Dio da cui si entra?”.

  1. Poiché gli avvicinati a Dio si sono abbelliti con gli attributi divini, prestare loro attenzione è come guardare Dio, infatti essere in confidenza con loro, anche se solo nelle difficoltà, ricorda Dio e i Suoi segni all’essere umano, perciò nella dua al-Nudbah recitiamo: “Dov’è quel volto divino verso cui si rivolgono i devoti?”.

  2. Poiché sono vicini a Dio e intermediari della Sua effusione, le loro invocazioni non sono rifiutate e vengono esaudite, e la loro intercessione è accettata da Dio. Quindi la dua al-Nudbah continua: “Dov’è quel languente che quandunque invochi, viene esaudito?”. Essendo essi generosi, non rifiutano la richiesta di nessuno e, se è per il suo bene, la esaudiscono, e ciò è stato più volte testimoniato dai loro contemporanei e dai pellegrini dei loro mausolei. È per questo che, rivolgendosi a loro, si dice: “È vostra abitudine far del bene, la vostra natura è generosità, il vostro rango verità, sincerità e bontà”[4].

  3. Il legame diretto con il mondo dell’Occulto non è alla portata di coloro che non sono in grado di attraversare i livelli del perfezionamento, perciò essi devono usufruire di questi intermediari. È per questo che Dio ha ordinato: “O voi che credete, temete Allah e scegliete un mezzo per giungere a Lui”[5]. Esistono anche moltissimi hadìth in cui l’Ahl al-Bayt (A) viene ricordata come un “mezzo” e “la corda salda” divina, che il credente deve trovare, conoscere e aggrapparvisi[6].

  4. La conoscenza e il ricorso alla loro intermediazione aiutano a conoscerli meglio, e l’esaudimento delle richieste crea amicizia, amore e confidenza con loro, che a sua volta educa, guida ed eleva l’individuo stesso. Quando invece essi non hanno bisogno della gente e che questa si rivolga loro, poiché grazie all’attenzione divina sono già arrivati alla loro destinazione.

  5. Il fatto che la gente si rivolga a questi devoti di Dio è per loro una ricompensa in cambio degli sforzi che hanno compiuto, come fu detto al Profeta (s): “Veglia [in preghiera] parte della notte, sarà per te un’opera supererogatoria; presto il tuo Signore ti risusciterà a una stazione lodata (il livello dell’intercessione in questo mondo e nell’Aldilà)”[7].

  6. Rivolgersi a queste Pure Anime, da una parte, incita gli altri a percorrere la loro strada ed eliminare l’orgoglio e la superbia di quegli adoratori, asceti, viaggiatori spirituali e altri che sostengono di essere sulla via verso Dio; dall’altra purifica le loro anime, e dall’altra ancora, evita che i bigotti possano ingannare la gente.

  7. Lo status di un essere umano perfetto è più alto di quello di un angelo, infatti:

a.     Gli angeli in questo mondo e nell’altro sono al servizio del servo probo.

b.     Le azioni degli angeli sono compulsive e non possono essere quindi premiate.

c.     Nella notte del Mi'raj, il Profeta (S) ha proseguito oltre il limite che l’arcangelo Gabriele non aveva il permesso di varcare, ecc.

Considerando che gli angeli possono gestire alcune questioni (nell’ordine longitudinale con l’agire di Dio)[8], perché non dovrebbero esserne in grado gli esseri umani che hanno edificato se stessi e raggiunto Dio?

  1. L’esempio degli uomini importanti e saggi dimostra che essi affidano ai loro subordinati le questioni che ritengono questi ultimi possano svolgere affinché, sotto la loro supervisione, possano esaudire le richieste di quelli che si rivolgono a loro; in tal modo questi subordinati ricevono un’educazione speciale, ricevono la ricompensa per i loro sforzi passati e, inoltre, le altre persone comprendono il loro rango e si mettono più facilmente in contatto e in confidenza con loro.

Ovviamente quelli che si rivolgono a loro sanno che questi intermediari non sono al livello dei loro capi e che, senza il loro permesso, non potrebbero agire.

In poche parole, per unirsi all’Occulto, conformarsi agli ordini divini, edificare se stessi, elevarsi, soddisfare le proprie necessità di questo mondo e dell’altro – corporali e spirituali – sono necessari la conoscenza, il ricorso e l’amore per i Devoti di Dio (A). Ricorrere a loro significa rivolgersi agli intermediari e la “corda salda” di Dio. Intermediari che nel loro essere e in tutti gli aspetti del loro essere sono dipendenti da Dio e il loro agire, il loro essere esauditori delle richieste si trova nell’ordine longitudinale con l’agire divino e l’essere Dio l’Esauditore delle richieste; quindi tale ricorso non è una forma di associazione, poiché l’Esauditore assoluto delle richieste è solo Dio.

 

Fonti per l’approfondimento:

Musavi Esfahani, Seyyed Mohammad Taqi, Mikyal al-Makarim, voll. 1 e 2, trad. di Seyyed Mahdi Haeri Qazvini.

Mesbah Yazdi Mohammad Taqi, Amuzesh-e Aqa'id, voll. 1-3.

Mesbah Yazdi Mohammad Taqi, Ma'aref-e Qor'an, voll. 1-3.

Shirvani Alì, Ma'aref-e Eslami dar Athar-e Shahid Motahhari, pp. 90-110, 250-251.

Inoltre i libri di teologia islamica (kalam), negli argomenti riguardanti la questione dell’intercessione (shafa'at), l’unicità divina nell’azione e l’imamato.



[1] Sacro Corano 45:12-13; 31:20; ecc.

[2] Cfr. Indice: Il volere di Dio e il volere dell’essere umano, domanda 95; Il libero arbitrio dell’essere umano, domanda 217 e 51; La supposizione dell’essere possibile accanto all’essere necessario, domanda 80, ecc.

[3] Citato da Barnas Soume'eh Sarayi Mahdi, Shab-e Qadr cist?, Nashr-e kawthar-e ghadir, vol. 2, pp. 79 e 81.

[4] Zyarah al-Jami'ah al-Kabirah.

[5] Sacro Corano 5:35, 3:103, 17:57.

[6] Cfr. Hayri Sayyid Mahdi, trad. Mikyal al-Makarim, vol. 1, pp. 625, 639 e i libri di tafsir riguardo ai versetti sopracitati.

[7] Sacro Corano 17:79.

[8] Sacro Corano 79:4-5.

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