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Il termine arabo qurb letteralmente significa la vicinanza di una cosa a un’altra, e può essere a volte spaziale e a volte temporale. Inoltre, è comunemente utilizzato con il significato di “possedere rango o potere presso altri”.
I tipi di qurb dal punto di vista filosofico
Dal punto di vista filosofico qurb si suddivide in: spaziale e temporale, sostanziale e ontologico.
La vicinanza spaziale e temporale riguardano il mondo materiale, ed essendo Dio immateriale, non è possibile esserGli vicino in tal senso.
La vicinanza sostanziale è come quella che esiste tra due persone in quanto sostanza umana e con caratteristiche animali e umane comuni. Dio non possiede sostanza materiale poiché il Suo essere è infinito e assoluto, quindi anche in tal senso non è possibile esserGli vicino.
Per vicinanza ontologica, invece, si intende che Dio è l’origine e l’elargitore dell’essere ed è impossibile separare la causa completa dalla sua conseguenza, che è legame puro rispetto alla propria causa; quindi con vicinanza di Dio alle cose, si fa riferimento alla Sua vicinanza ontologica.
La vicinanza di Dio alle cose
Esistono quattro gruppi di versetti concernenti la vicinanza di Dio a noi:
- I versetti riguardo al concetto essenziale che Dio è vicino a noi.
- I versetti che citano il fatto che Dio è più vicino a noi di qualsiasi altra cosa.
- I versetti che riportano il concetto che Dio è più vicino a noi della nostra vena giugulare.
- I versetti che descrivono Dio come più vicino a noi di noi stessi. Infatti, l’essere umano non è un essere “pieno”, bensì vuoto come gli altri esseri contingenti, perciò tra l’essere umano e se stesso vi è il dominio esistenziale di Dio.
Come raggiungere la vicinanza a Dio dal punto di vista filosofico
È chiaro che non esiste una direzione da prendere per avvicinarsi a Dio. Infatti, la vicinanza a Dio viene raggiunta sviluppando gli aspetti esistenziali dell’essere umano affinché possa essere la manifestazione dei nomi e degli attributi divini, e, attraverso la beatitudine, più sono le sue perfezioni esistenziali, più sarà vicino a Dio.
La vicinanza a Dio e il suo raggiungimento dal punto di vista dei versetti e degli hadìth
Poiché Dio è vicino a tutto, l’essere umano deve impegnarsi a ottenere la vicinanza a Dio attraverso il compimento di azioni probe e, su questa via, le azioni si suddividono in obbligatorie e meritorie. Le azioni che svolgono un ruolo chiave e centrale nell’avvicinamento a Dio sono la conoscenza e l’intenzione pura nell’agire, poi vi sono le azioni meritorie: umiltà, buon carattere, bontà, beneficenza e simili.
Il termine arabo qurb letteralmente significa la vicinanza di una cosa a un’altra, e può essere a volte spaziale e a volte temporale. Pertanto, si dice che la tal cosa è vicina (spazialmente) a tal altra e la loro distanza è tale. Oppure si dice che ieri è più vicino (temporalmente) a oggi dell’altro ieri. Inoltre, è comunemente utilizzato con il significato di “essere oggetto di attenzione e affezione da parte di altri, possedere rango o potere presso altri”.
I tipi di qurb dal punto di vista filosofico
Qurb dal punto di vista filosofico si suddivide in: vicinanza spaziale e temporale, sostanziale e ontologica.
La vicinanza e la lontananza sono due concetti per la cui realizzazione sono necessarie due cose; per esempio devono esserci “a” e “b” per poter dire che “a” è vicino, o lontano, da “b”. La vicinanza in questa accezione è spaziale e riguarda il mondo materiale. Oppure dal punto di vista temporale, un tempo può essere più vicino di un altro a un terzo tempo. Questi concetti non possono essere impiegati per i componenti del mondo soprannaturale, che sono immuni dai difetti e dai limiti materiali e non si muovono, in particolare per la più reale delle realtà, l’essenza senza confini, che è sola e pura essenza, indivisibile e assoluta, ossia Iddio (“Chi Lo indica o Lo immagina, non Lo considera assoluto”[1]).
Anche la vicinanza sostanziale non può essere ottenuta rispetto a Dio. Infatti in questo contesto, per sostanza, opposta qua all’essere ontologico, s’intende il suo significato particolare, cioè le parti che determinano i limiti di una cosa, nominate in logica “genere” e “differenza”, che rappresentano i limiti delle entità e Dio è immune dalla sostanza[2]. Non avendo quindi limiti non è possibile che un’altra sostanza possa essergli più vicina o più lontana, “Chi Lo indica, Gli ha dato limiti e chi Gli ha dato limiti, Lo ha numerato”[3].
Due entità che possiedono la stessa sostanza, come due esseri umani, sono simili e Dio è immune da caratteristiche quali “similitudine”, “opposto”, “uguaglianza”, ecc.
La vicinanza ontologica
Dio è l’origine e l’elargitore dell’essere ed è impossibile separare la causa completa dalla sua conseguenza, così come è impossibile separare la conseguenza dalla sua causa completa. Nonostante questa realtà sia stata definita in qualità di legame tra causa completa e conseguenza, dato che tutto ciò che è all’infuori di Dio è un Suo aspetto esistenziale, nessuna vicinanza a una creatura sarà più vicina del legame dell’essere con questa creatura: “Quando i Miei servi ti chiedono di Me, ebbene Io sono vicino”[4].
L’essere necessario (Dio) è concomitante con tutto ciò che non è Dio; gli esseri nella loro entità[5] sono puri legami e se non si conosce la causa, anche la conseguenza non potrà essere conosciuta. Perciò quando si parla di vicinanza di Dio alle cose, s’intende la vicinanza ontologica, e nessuna vicinanza può essere più vicina, infatti ovunque vi sia “essere”, Dio ne è l’origine e l’elargitore e la conseguenza dipende dalla sua causa[6].
La vicinanza di Dio alle cose
Esistono quattro gruppi di versetti concernenti la vicinanza di Dio a noi:
- I versetti riguardo al concetto essenziale che Dio è vicino a noi, per esempio: “… ebbene Io sono vicino, rispondo all'appello di chi Mi chiama quando Mi invoca”[7].
- I versetti che citano il fatto che Dio è più vicino a noi di qualsiasi altra cosa, come: “… e Noi gli siamo più vicini di voi, ma non ve ne accorgete”[8].
- I versetti che riportano il concetto che Dio è più vicino a noi della nostra vena giugulare, ne citiamo uno: “In verità siamo stati Noi ad aver creato l'uomo e conosciamo ciò che gli sussurra l'animo suo. Noi siamo più vicini a lui della sua vena giugulare”[9].
- I versetti che descrivono Dio come più vicino a noi di noi stessi, per esempio “O voi che credete, rispondete ad Allah e al Suo Messaggero quando vi chiama a ciò che vi fa rivivere e sappiate che certamente Allah si insinua tra l'uomo e il suo cuore … ”[10].
Comprendere i primi tre gruppi non è molto difficile, però per quanto riguardo il quarto: com’è possibile che Dio sia più vicino all’essere umano di se stesso?
Alcuni libri di esegesi interpretano questi versetti basandosi su alcuni testi, dando il significato del potere divino che si frappone: la frase “Allah si insinua tra l'uomo e il suo cuore” significa che a volte l’essere umano decide di compiere un’azione, però Dio gli fa cambiare idea e non gli permette di mettere in atto questa sua decisione[11].
Questa interpretazione non è inverosimile, però se abbiamo una motivazione razionale concordante col versetto e altre argomentazioni che la confermano, non è necessario allontanarsi dal significato evidente del versetto che dice che Dio si frappone tra l’essere umano e se stesso.
Infatti, l’essere umano non è un essere “pieno”, bensì vuoto al pari degli altri esseri contingenti, come riporta Kuleyni in un hadìth dell’imam Sadiq (A): “Dio l’Altissimo creò l’essere umano vuoto”[12].
Essendo quindi l’essere umano vuoto, tra lui e se stesso vi è il dominio esistenziale di Dio. Perciò Dio è vicino a tutti, e se è vicino, lo è con tutti i Suoi attributi; poiché i Suoi attributi dell’essenza sono la Sua essenza stessa, e se i Suoi attributi dell’essenza[13] sono presenti, anche quelli dell’azione saranno attivi e influenti[14].
Come raggiungere la vicinanza a Dio dal punto di vista filosofico
Una delle domande fondamentali che ci si pone riguardo alla questione della vicinanza a Dio è: come si può raggiungere questa vicinanza? Un Dio, la cui luce esistenziale ha creato i cieli e la terra di questo sistema esistenziale: da che direzione bisogna avvicinarsi a Lui, verso quale direzione bisogna rivolgersi a Lui?
È chiaro che non esiste una direzione da prendere per avvicinarsi a Dio. Quest’avvicinamento si realizza nell’essenza esistenziale del viaggiatore spirituale. Infatti, il viaggiatore spirituale nel tragitto di perfezionamento della sua essenza, il viaggio “dal livello della creazione a quello divino” (min al-khalq ila al-haqq), passa dallo stadio dell’“intelletto materiale”[15] a quello dell’“intelletto in atto e acquisito”, unendosi così all’“intelletto inscindibile” e raggiungendo l’unità esistenziale con esso, e questo è il traguardo e l’ultimo desiderio dei viaggiatori spirituali esperti, l’acquisire i nomi e gli attributi divini; essi raggiungono perciò la propria beatitudine e rinforzano i propri aspetti esistenziali, diventano grandi manifestazioni divine, si impossessano della wilayah cosmologica: questo stadio è chiamato “qurb”[16].
La vicinanza a Dio e il suo raggiungimento dal punto di vista dei versetti e degli hadìth
Poiché Dio con la sua esistenza abbraccia tutto[17], non è razionale pensare che possa essere lontano da qualcosa, perciò, in qualsiasi caso è vicino al Suo servo.
Quindi l’essere umano deve impegnarsi a ottenere la vicinanza a Dio attraverso l’obbedienza e il compimento di azioni probe, come disse l’imam Baqir (A): “Non è possibile avvicinarsi a Dio se non con l’obbedienza”, in questo stadio raggiunge l’inizio della wilayah, cioè l’aiuto e l’amore. Compiere azioni avvicinanti quali la preghiera, “La preghiera avvicina (a Dio) qualsiasi individuo con taqwa”[18] e pagare la zakah, “La zakah è stata stabilita insieme alla preghiera per avvicinare (a Dio)”,[19] avvicinano l’essere umano a Dio; quando egli raggiunge questa vicinanza diventa amico di Dio e Dio suo amico, a ciò si riferiscono versetti come “Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà e perdonerà i vostri peccati”[20].[21]
La tipologia delle azioni sul sentiero dell’avvicinamento
Compiere qualsiasi azione degna di avvicinarsi a Dio e il cui soggetto la compia per Dio, prepara il terreno per l’avvicinamento a Dio, e il servo che si sia accostato a Dio può godere di questa vicinanza.
Le azioni che possiedono queste caratteristiche si suddividono in due gruppi: obbligatorie e meritorie. Così come per raggiungere il Paradiso è necessario compiere determinate azioni obbligatorie e meritorie, altrettanto lo è per ottenere alti livelli umani, che sono in realtà come paradisi. Le azioni che svolgono un ruolo chiave e centrale nell’avvicinamento a Dio e sono considerate obbligatorie, sono la conoscenza e l’intenzione pura nell’agire; più è profonda la conoscenza, più sarà pura l’intenzione. Il Corano ritiene che gli atti di adorazione siano un mezzo per ottenere la conoscenza e la certezza: “… e adora il tuo Signore fin che non ti giunga certezza”[22], ovviamente questa certezza non è la sicurezza dell’esistenza di un Creatore, poiché quest’ultima è già una motivazione che spinge a compiere gli atti di adorazione e non è il risultato o uno dei livelli dei devoti di Dio; è invece la certezza dell’esistenza di Dio con tutti i Suoi attributi assoluti[23].
Le altre azioni etiche sul sentiero dell’avvicinamento sono meritorie, come disse l’imam Sadiq (A): “Tra le cose che Dio rivelò al profeta Davide (A) una era questa: ‘O Davide, allo stesso modo che le persone umili sono le più vicine a Dio, quelle superbe sono le più lontane’”[24]. È ovvio che l’umiltà, un buon carattere, la bontà e la benevolenza, che sono stati consigliati per avvicinarsi a Dio, sono azioni meritorie e le azioni essenziali sono la conoscenza di Dio e la sottomissione a Lui, come disse il nobile Profeta (s) ad Abuzar: “Sia la tua adorazione basata sulla conoscenza, adora Dio come se Lo vedessi, e se non (raggiungessi tale livello conoscitivo e non) Lo vedessi, sappi che Egli ti vede”[25].
[1] Nahj al-Balaghah, sermone 186.
[2] Sostanza significa limite dell’essere ed è particolare degli esseri contingenti limitati; essendo Dio esistenza assoluta e infinita, non ha limiti, quindi non possiede sostanza (con questa accezione).
[3] Nahj al-Balaghah, sermone 1.
[4] Sacro Corano 2:186.
[5] Il fatto che gli esseri del mondo contingente siano puri legami significa che non hanno indipendenza nel loro essere, tutta la loro realtà è il loro essere, e il loro essere è un’ombra. L’ombra non ha un’esistenza propria, tutto il suo essere è legato al suo gnomone, le entità oltre a Dio sono come ombre rispetto al Suo essere completo. Ovviamente in questo esempio si fa riferimento al bisogno dell’ombra dello gnomone, escludendo il fatto che lo gnomone, paragonato a Dio, sia materiale.
[6] Hasanzade Amoli Hasan, Nusus al-Hikam bar fusus al-Hikam, pag. 496.
[7] Sacro Corano 2:186.
[8] Sacro Corano 56:85.
[9] Sacro Corano 50:16.
[10] Sacro Corano 8:24.
[11] Tabarsi Abu Alì Fazl ibn Hasan, Tafsir Majma' al-Bayan, vol. 4, pag. 820.
[12] Kuleyni Muhammad ibn Ya'qub, al-Kafi, vol. 6, pag. 282.
[13] Gli aggettivi o le caratteristiche divine si suddividono in: attributi dell’essenza, che per ricavarli è sufficiente far riferimento alla sola essenza di Dio, come “Sapiente”, “Potente”, “Vivo”, ecc., e gli attributi dell’azione, che per ricavarli non è sufficiente far riferimento alla sola essenza, ma bisogna prenderla in considerazione nel momento del suo agire e creare, come “Creatore”, “Perdonatore”, “Elargitore”, ecc.
[14] Javadi Amoli Abdollah, Hekmat- e 'ebadat, settima parte, pag. 213.
[15] I sapienti citano quattro stadi dell’intelletto: nel primo stadio, l’intelletto è in potenza rispetto a tutte le conoscenze intellettuali ed è chiamato “intelletto materiale”; nel secondo stadio, è “intelletto abituale”, in cui ragiona sui concetti e giudizi assiomatici; nel terzo stadio, è “intelletto in atto”, in cui l’intelletto ragiona sulle deduzioni in base agli assiomi; nel quarto stadio, è “intelletto acquisito”, in cui ragiona riguardo a qualsiasi conoscenza razionale assiomatica o deduttiva che è conforme al mondo superiore (celeste) e quello inferiore (creazione), tale da averli tutti presenti presso di sé, prestando loro attenzione in atto.
[16] Hasanzade Amoli Hasan, Nasus al-Hikam bar Fusus al-Hikam, pag. 502.
[17] Sacro Corano 41:54.
[18] Shaykh al-Saduq, Man la yahdharuhu al-Faqih, vol. 1 , pag. 637.
[19] Nahj al-Balaghah (versione di Faydh al-Islam), sermone 190.
[20] Sacro Corano 3:31.
[21] Javadi Amoli Abdollah, Velayat dar Qor'an, pag. 57, Markaz-e nashr-e farhanghi-e Reja'.
[22] Sacro Corano 15:99.
[23] Javadi Amoli Abdollah, Velayat dar Qor'an, pag. 112.
[24] Rey Shahri Mohammad (Hosseyini Seyyed Hamid), Muntakhab Mizan al-Hikmah, hadìth 5212.
[25] Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 77, pag. 74.