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Data aggiornamento: 2011/04/20
Domanda concisa
Quali sono le caratteristiche rilevanti del cittadino di una società islamica?
Domanda
Quali sono le caratteristiche rilevanti di un cittadino appartenente a una società islamica? Fondamentalmente l’Islam ha un’opinione e propone una soluzione in merito? Per favore spiegate il punto di vista islamico in questo ambito.
Risposta concisa

La scuola vitale dell’Islam, in qualità di ultima religione divina, è una confessione universale e completa. Perciò nell’Islam le regole e le leggi sociali, parimenti a quelle del singolo individuo, rivestono un’importanza particolare. Dal punto di vista islamico, la vita sociale, i rapporti degli individui appartenenti a una società e i doveri di un cittadino rispetto alla gente e alla società in cui vive, possiedono dei principi che ogni musulmano è obbligato a rispettare nelle relazioni sociali.

Alcuni doveri importanti di un cittadino all’interno della società islamica sono:

1.             Non calpestare i diritti della gente (haqq al-nas) bensì rispettarli.

Possiamo percepire alcuni aspetti di questo criterio nell’incitamento da parte dell’Islam a non ledere i diritti dei vicini e dei pedoni nei vicoli e nelle strade, ecc.

2.             Senso di responsabilità verso i propri simili e aiutarli in caso di calamità naturali o di altra origine.

Secondo gli insegnamenti islamici, un cittadino, all’interno di una società islamica, deve sforzarsi di risolvere i problemi politici, culturali, economici, ecc.; non deve restare indifferente di fronte alle catastrofi naturali né le crisi etiche e sociali.

Deve inoltre rispettare l’etica islamica nelle relazioni sociali, per esempio: avere un buon carattere ed essere cordiale, umile, benevole, paziente e tollerante con la gente.

Risposta dettagliata

Per capire meglio la risposta è bene considerare alcune premesse:

1.             L’uomo è un essere socievole o più precisamente è “socievole per natura”[1], come testimonia la storia fin dai primordi.

2.             La scuola vitale dell’Islam, in funzione di ultima religione divina, è una confessione universale e completa che possiede regole e consigli etici per ogni aspetto della vita umana, tra cui la vita sociale. In altre parole allo stesso modo di come possiede regole e istruzioni per regolare il rapporto dell’individuo con Iddio, essa offre importanti precetti in merito al rapporto reciproco tra gli individui di una società; un musulmano deve rispettare queste regole nelle relazioni sociali.

3.             Il significato di universalità dell’Islam è la possibilità di comprendere la filosofia della scuola di pensiero islamica[2] e di trovare delle soluzioni[3] attraverso l’estrazione di fattori universali dalla religione stessa.

4.             Nonostante in passato, in particolar modo durante l’era protoislamica, la vita cittadina non fosse evoluta e moderna come oggi, e non esistessero i problemi e le difficoltà della società attuale, come il traffico, l’inquinamento, l’ostruzione dei vicoli, ecc., in modo da avere un esempio di cittadino musulmano, tuttavia l’Islam, per quelle piccole città con una popolazione minima e una vita tradizionale, espose delle regole e dei fattori universali da applicarsi anche nella vita cittadina e le società evolute di oggi. In realtà attraverso essi si possono ottenere le caratteristiche di un cittadino musulmano.

Ciò che segue sono gli attributi significativi di un cittadino musulmano:

1.             Non calpestare i diritti della gente (haqq al-nas) e rispettare i diritti dei cittadini

Secondo la religione islamica il principio della vita sociale è il rispetto dei diritti sociali altrui da parte di ogni individuo; di seguito riportiamo alcuni esempi:

Il Profeta (S) riguardo al rispetto dei diritti del vicino disse: “Chi importuna il proprio vicino, Iddio gli vieta il profumo del Paradiso”[4], oppure, “Chi calpesta i diritti del proprio vicino non è uno dei nostri”[5].

L’ostruzione dei vicoli pubblici nelle città, che oggi rappresenta uno dei problemi urbani, è una delle questioni cui la religione islamica, millequattrocento anni fa, ha prestato attenzione considerandola una cosa riprovevole e vietando ai propri seguaci di compiere una simile azione.

Il Profeta (S) al riguardo disse: “Astenetevi dal sedervi in mezzo alle strade”[6], e altresì, “Allontanate dalla strada ciò che importuna i musulmani”[7].

L’imam Alì (A) disse: “Astenetevi dal sedervi nei passaggi”[8].

L’imam Sadiq (A) disse: “Di ogni cosa che si trova sulla strada dei musulmani e rechi loro un danno, ne è responsabile il suo proprietario”[9].

Infatti l’imam Khomeini (ra), sfruttando hadìth simili, nel libro Tahrir al-Wasilah scrisse: “Se un individuo è fermo in piedi in una via stretta e non ci sia spazio per passare, nel caso un'altra persona involontariamente lo urti e muoia, oppure se è seduto in una via e una persona per causa sua inciampi e muoia, colui che è fermo nella via, è responsabile del suo sangue”[10].

Un cittadino musulmano, secondo gli insegnamenti religiosi, non deve quindi causare né creare problemi e nemmeno ledere i diritti altrui bensì rispettarli.

2.             Senso di responsabilità e obbligazione

Il ramo principale della società islamica concerne la responsabilità collettiva. Questa responsabilità sociale inizia nell’ambito famigliare e continua tra vicini, cittadini, ecc. Secondo gli insegnamenti islamici il cittadino di una società islamica deve interessarsi di ciò che vi accade, sia le questioni culturali, economiche e politiche come pure le catastrofi, e, in base alle proprie capacità, deve cercare di risolvere i relativi problemi e carenze.

Di seguito indichiamo in sintesi alcuni aspetti di questo senso di responsabilità:

a.             Aiutare il prossimo

Il sacro Corano considera l’aiuto al prossimo un dovere di ogni musulmano e dice: “Se qualcuno della vostra religione vi richiede aiuto, è vostro dovere aiutarlo”[11], e, “I credenti sono fratelli l’uno dell’altro”[12].

I musulmani di una società islamica sono responsabili del destino, del futuro e dei problemi altrui; se qualcuno trascurasse questa responsabilità, secondo quanto riportato negli hadìth, non apparterebbe al corpo dei musulmani:

“Chi inizia la giornata senza interessarsi delle questioni dei musulmani, non è musulmano”[13].

Il Principe dei Credenti, Alì (A), considera ogni cittadino di una società islamica, sapiente, ricco o altro, responsabile della gente di quella società e dice: “Iddio prima di esortare gli analfabeti a studiare, ha imposto ai sapienti d’insegnare”[14], “Iddio il Sublime ha decretato che il pane quotidiano dei poveri deve essere soddisfatto dai benestanti … e Iddio l’Altissimo li interrogherà”[15].

Anche aiutare i vicini è assai importante.

Il Principe dei Credenti (A) disse: “Il Profeta (S) ci ha raccomandato talmente tanto riguardo ai vicini, da supporre che un vicino ereditasse da un altro vicino”[16].

Nella ‘Lettera dei Diritti’ dell’imam Sajjad (A) troviamo scritto che: “Quando un vicino viene oppresso, bisogna aiutarlo e rivolgersi a lui in modo generoso”[17].

b.            Ordinare il bene e vietare il male[18]

Il cittadino musulmano considera la società islamica come una nave che avanza. È naturale che egli dia importanza alle regole e sia sensibile alle ingiustizie e crisi sociali: non le trascura né le ignora. È convinto che il danno inflitto a questa nave tramite una falla, non colpirà solamente colui che l’ha causata, al contrario, alla fine toccherà tutti, terminando con l’affondamento della nave.

Il concetto di ordinare il bene e vietare il male, nell’Islam, indica proprio a queste caratteristiche.

L’ordinare il bene e vietare il male fanno parte degli atti obbligatori, come la preghiera e la zakah; inoltre sono considerati un tipo di lotta (jihad) interiore e costituisce un importante fattore per raggiungere la perfezione, risvegliare i valori e combattere le ingiustizie e ciò che è riprovevole.

Iddio nel Sacro Corano dice: “I credenti e le credenti sono tutelari gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole …[19].

In un altro versetto afferma: “Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole[20].

L’imam Alì (A), esempio di musulmano integro, in merito a questa questione disse: “Ordinare il bene e vietare il male sono due virtù divine”[21]. Questo nobile uomo in un altro punto considera “l’ordinare il bene e il vietare il male” essere meglio di ogni adorazione, perfino del jihad:

“… Tra di questi vi è un altro gruppo di individui che hanno abbandonato con la mano, la lingua e il cuore il vietare il male. Essi sono dei morti viventi la cui vita non ha alcun profitto; poiché tutte le azioni di valore, perfino il jihad, rispetto all’ordinare il bene e proibire il mare non sono nulla …”[22].

3.             Rispetto dell’etica islamica nelle relazioni sociali

Il comportamento corretto e positivo con la gente è uno tra gli elementi più importanti del successo e del progresso umano nella società; persino la sua diffusione tra le varie classi influenza l’espansione della giustizia tra la società.

In seguito riportiamo alcuni esempi dell’etica sociale islamica:

a.             Avere un buon carattere, comportarsi bene  ed essere cordiali

Il Sacro Corano rivolgendosi al Profeta (S) dice: “…e in verità di un'immensa grandezza è il tuo carattere[23], “È per misericordia di Allah che sei dolce nei loro confronti! Se fossi stato duro di cuore, si sarebbero allontanati da te”[24].

Il Corano considera il buon carattere del Profeta, la ragione del suo successo nell’avvicinare la gente.

Ci sono pervenuti molti hadìth da parte degli Infallibili (A) a tale proposito; di seguito ne riportiamo alcuni:

Il Profeta (S) disse: “Il buon carattere è metà religione”[25].

L’imam Sadiq (A) ha tramandato che il Profeta (S) disse: “La fede è un buon carattere…”[26].

L’imam Alì (A) in merito al buon carattere e il mostrarsi cordiali con la gente disse: “Ipiù perfetti tra la gente nella fede, sono quelli che hanno il carattere migliore”[27].

L’imam Sadiq (A) disse: “Fare del bene alla gente e un buon carattere vivificano la terra (e la società)”[28].

Forse si può dire che un comportamento idoneo e un rapporto corretto con gli altri cittadini, appartenenti a qualsiasi classe sociale, e soprattutto accogliendoli in modo allegro e positivo, oltre a rafforzare i rapporti e le relazioni sociali, permettono di risolvere moltissimi problemi sociali e di prevenire i numerosi effetti negativi della vita meccanizzata di oggi come le malattie mentali. Da tutto ciò si può capire perché l’Islam esorti ad avere un buon carattere.

b.            Umiltà

Per umiltà s’intende essere educati e modesti con la gente, e astenersi dall’egocentrismo. L’umiltà è una delle caratteristiche e degli stati d’animo umani che si manifesta tramite le sue azioni.

Senza dubbio la modestia di fronte agli altri cittadini è fonte di notorietà in questo mondo e del compiacimento divino nell’Aldilà. Questa è una delle questioni importanti che i Devoti di Dio hanno sempre raccomandato alla gente.

L’imam Alì (A) disse: “L’umiltà nel momento della ricchezza è come il perdono nel momento del potere”[29]. “La modestia completa la grazia”[30]. “Certamente l’umiltà non cede altro che un alto rango all’essere umano, quindi rendetevi umili, affinché la grazia di Dio sia con voi”[31].

Nel Corano l’umiltà e la modestia sono stati definiti come i segni dei servi devoti di Dio: “I servi del Compassionevole: sono coloro che camminano sulla terra con umiltà…”[32].

c.             Tolleranza

In questo caso s’intende comportarsi in modo comprensivo con la gente.

L’umanità, giacché possiede una vita sociale, è continuamente in rapporto con altre persone e i suoi diritti sono legati a quelli degli altri in varie forme. L’essere comprensivi con la gente è pertanto una delle questioni cui l’Islam ha prestato attenzione.

L’imam Sadiq (A) ha tramandato che il Profeta (S) disse: “Allo stesso modo che Iddio mi ha ordinato di compiere le azioni obbligatorie, mi ha anche ordinato di comportarmi in modo tollerante con la gente”[33]. Inoltre disse: “Essere comprensivi con la gente è metà fede e l’indulgenza verso di essi metà della vita”[34].

Quando l’Islam raccomanda di essere tolleranti con la gente, vi include anche il nemico. In merito a ciò nel Sacro Corano Iddio raccomanda a Mosè e Aronne (A): “Parlategli (al Faraone) con dolcezza. Forse ricorderà o temerà [Allah]”[35].

L’imam Alì (A) in un suo eloquente discorso riguardo alle caratteristiche dei credenti disse: “Il credente … è tenero e flessibile e nonostante abbia uno spirito più resistente di un sasso, è più umile di un servo”[36].

d.            Hilm e pazienza

Hilm consiste nella fermezza di fronte alle questioni e i problemi della vita. La vita sociale consiste nel vivere con diverse persone, confrontarsi con animi differenti, gusti vari, punti di vista e pensieri svariati, e con diversi comportamenti e temperamenti. Perciò la prima condizione per vivere in società è essere decisi e pazienti. Questa è una delle caratteristiche di tutti i profeti divini di fronte ai torti e alle afflizioni inferte loro dagli oppositori e dai miscredenti.

L’imam Alì (A) descrive l’hilm e la pazienza come caratteristiche di Dio e dice: “Gloria a Dio … il Cui hilm è talmente esteso da sorvolare sugli sbagli”[37].

Questo nobile in un altro punto dice: “Chiunque pazienti e dimostri padronanza di sé, non eccederà nelle proprie azioni e vivrà in modo lodevole tra la gente”[38]. “La prima ricompensa che un individuo paziente riceve per il proprio hilm e la pazienza, è il sostegno della gente di fronte all’ignorante”[39].

Il cittadino di una società islamica sopporta con pazienza i problemi della vita sociale e attraverso gli insegnamenti religiosi presta attenzione al seguente detto dell’imam Alì (A): “Gli individui dotati di taqwa (timore reverenziale) trascorrono il giorno dimostrando pazienza verso le carenze e le difficoltà della vita”.[40]

I casi indicati sono alcuni esempi sintetici delle caratteristiche di un cittadino all’interno della società islamica.

In conclusione si può dire che l’obiettivo delle regole sociali è rafforzare la vita sociale, rispettare i diritti del cittadino e prevenire lo sfascio della società. Per rafforzare il sistema etico di una società, è necessario prestare attenzione alle questioni etiche per la difesa e la gloria dell’essere umano e delle società umane. Tutti i cittadini attraverso ripetuti insegnamenti devono trasformare le soluzioni per raggiungere le perfezioni etiche in una cultura. Esercitandosi e abituandosi a queste caratteristiche etiche nella vita e nella società devono collaborare al fine di rafforzare quest’ultima e creare un ambiente sociale sano.

Attraverso la collaborazione pubblica della gente e la diffusione di una cultura dell’etica sociale islamica si otterrà una sana società musulmana.


[1] Per approfondire cfr.: Tarjame-ye Al-Mizan, vol. 2, pag. 177.

[2] Per comprendere meglio questi concetti cfr.: Mahdi Hadavi Tehrani, Maktab va nezam-e eqtesadi-e eslam, pp. 19-51.

[3] Bisogna prestare attenzione al fatto che la deduzione dei fattori universali e l’accesso alla filosofia della scuola islamica, avvengono secondo il fiqh (giurisprudenza islamica) ed è compito del giurisperito islamico, però per trovare delle soluzioni, le scienze sociali e i loro esperti svolgono un ruolo importante. L’analisi della realtà attuale e l’esposizione di soluzioni adatte ad essa, insieme alle proposte di metodi utili per applicare le soluzioni nella realtà, sono doveri che appartengono agli esperti delle scienze sociali. Inoltre anche dopo l’applicazione di queste soluzioni, essi devono controllare che restino all’interno degli obiettivi stabiliti e altresì impedire deviamenti cercando di prevedere il futuro.

Pure in questo processo però, la deduzione di metodi fissi dalle fonti religiose per applicare dei meccanismi nel mondo esterno, è compito del faqih (giurisperito). Allo stesso modo l’amministrazione della comparazione dei fattori universali del sistema islamico con i casi spazio-temporali specifici e le relative opinioni sono un compito del faqih. Mahdi Hadavi Tehrani, Maktab va nezam-e eqtesadi-e eslam, pag. 44.

[4] Mohammad Baqer Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 72.

[5] Ivi, vol. 71, pag. 150.

[6] Muhammad Mahdi Naraqi, Jami' al-Sa'adat, vol. 2, pag. 238.

[7] 'Ala' al-Din Alì Hindi, Kanz al-'Ummal, vol. 15, pag. 781.

[8] Abdolmajid Ma'adikhah, Korshid-e bi ghorub (traduzione del Nahj al-Balaghah), ag. 380, lettera 69.

[9] Muhammad ibn Hasan Hurr 'Amili, Wasa'il al-Shiah, vol. 19, pag. 181.

[10] Seyyed Ruhallah Khomeini, Tahrir al-Wasilah, vol. 2, pag. 562.

[11] Sacro Corano, 8:72.

[12] Sacro Corano, 49:10.

[13] Kulayni, Usul al-Kafi, vol. 2, pag. 131.

[14] Abdolmajid Ma'adikhah, Khorshid-e bi ghorub (traduzione del Nahj al-Balaghah), pag. 522, sentenza 478.

[15] Ivi, pag. 479, sentenza 329.

[16] Al-Kafi, vol. 7, pag. 51; Bihar al-Anwar, vol. 42, pag. 248.

[17] Ivi, vol. 71, pag. 7

[18] Esortare la gente a compiere buone azioni (ordinare il bene) e impedire loro di commettere azioni malvagie e riprovevoli (vietare il male).

[19] Sacro Corano, 9:71.

[20] Sacro Corano, 3:110.

[21] Abdolmajid Ma'adikhah, Khorshid-e bi ghorub (traduzione del Nahj al-Balaghah), pp. 177 e 178.

[22] Ivi, pag. 494.

[23] Sacro Corano, 68:4.

[24] Sacro Corano, 3:159.

[25] Mohammad Baqer Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 68, pag. 385.

[26] Ivi, pag. 392.

[27] Ibidem.

[28] Muhammad ibn Hasan Hurr 'Amili, Wasa'il al-Shiah, vol. 5, pag. 504.

[29] Ghurar al-Hikam, indice argomentativo, pag. 405.

[30] Abdolmajid Ma'adikhah, Khorshid-e bi ghorub (traduzione del Nahj al-Balaghah), pag. 448, sentenza 215.

[31] Muhammad Mahdi Naraqi, Jami' al-Sa'adat, vol. 1, pag. 363.

[32] Sacro Corano, 25:63.

[33] Muhammad ibn Hasan Hurr 'Amili, Wasa'il al-Shiah, vol. 8, pag. 540.

[34] Ibidem.

[35] Sacro Corano, 20:44. Un aspetto che si può apprendere da questo versetto, è che

orse gli oppositori attraverso la tolleranza dimostrata nei loro confronti, possono imparare ed essere guidati da questo comportamento islamico.

[36] Abdolmajid Ma'adikhah, Khorshid-e bi ghorub (traduzione del Nahj al-Balaghah), pag. 481, sentenza 338.

[37] Ivi, pag. 275, sermone 233.

[38] Ivi, pag. 395, sentenza 30.

[39] Ivi, pag. 275, sentenza 197.

[40] Ivi, pag. 221, sermone 184.

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