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Bisogna prestare attenzione al fatto che nonostante il nome dei puri Imam (A) non sia stato riportato esplicitamente nel Corano, tuttavia il Profeta dell’Islam (A) li ha nominati, specialmente Alì ibn Abi Talib (A), di cui l’hadìth di Ghadir ne è un chiaro esempio poiché viene annunciato ufficialmente il califfato del Principe dei Credenti, Alì (A). Questo hadìth dal punto di vista dell’attendibilità è considerato mutawatir, mentre per quanto riguarda il significato vi sono chiare prove che si riferisce all’imamato del nobile Alì (A).
A parte ciò, nello stesso Corano sono stati rivelati dei versetti che si riferiscono al nobile Alì (A) di cui il più importante è il versetto cinquantacinque della sura Ma’idah (5) che dice: “In verità i vostri wali (guide) sono Allah, il Suo Messaggero e i credenti che assolvono all'orazione dando l’elemosina con umiltà mentre compiono il ruku' (genuflessione)”. Nei libri esegetici, storici e di hadìth sciiti e sunniti è stato riportato che questo versetto fu rivelato dopo che il nobile Alì (A) donò il proprio anello mentre pregava e compiva il ruku', e non si riferisce ad altri che lui. Quindi, nonostante il nome di Alì (A) non sia stato riportato esplicitamente, vi sono chiari riferimenti a lui.
In merito al perché il suo nome non sia stato riportato apertamente vi sono almeno due spiegazioni:
1. Il criterio del Corano è di spiegare le questioni in modo generale, sottoforma di principi, non di definirne i dettagli. Infatti in molti casi lo stile del Corano è quello accennato. Perciò l’imam Sadiq (A) quando gli fu chiesto: “Perché non c’è il nome degli Imam (A) nel Corano?”. Rispose: “Allo stesso modo di come Dio ha rivelato la preghiera, la zakat e il pellegrinaggio sottoforma di principi generali e non ne ha spiegati i dettagli, ma se n'è occupato il Profeta (A) descrivendo le modalità e le regole dettagliate; anche nel caso della wilayat il Profeta stesso ha manifestato il califfato del nobile Alì (A) e della sua Famiglia (A), senza bisogno che i loro nomi fossero riportati singolarmente nel Corano.
2. In casi del genere, nei quali la possibilità di opposizione è elevata, è meglio che il Corano citi la questione in modo implicito attraverso qualche accenno e allusione, poiché sussiste la possibilità che questa disapprovazione si espanda dalla questione dell’imamato degli Imam (A) fino al Corano e il nucleo della religione, che sicuramente non sarebbe stato conveniente per i musulmani. Probabilmente, se un versetto avesse indicato esplicitamente la wilayah del nobile Alì (A), i suoi nemici avrebbero alterato o eliminato il versetto in questione. In questo modo il valore dell’Islam in qualità di ultima religione e il Corano come eterno libro celeste, sarebbero stati minacciati. Inoltre bisogna prestare attenzione al fatto che se Iddio nel Corano dice: “Noi abbiamo fatto scendere il Monito, e Noi ne siamo i custodi”[i], una delle vie per proteggere il Corano è l’eliminazione naturale delle ragioni che spingono all’opposizione e alla mistificazione. Pertanto nel Corano per prima cosa non sono stati riportati in modo esplicito la sua wilayah e il suo nome e, secondo, i versetti riguardanti la wilayah del nobile Alì (A), il versetto del Tabligh[ii] che riguarda l’annuncio ufficiale della wilayah di Alì (A), insieme al “versetto della purezza”[iii] che si riferisce all’infallibilità della Gente della Casa (A), sono stati inseriti fra altri versetti che apparentemente non presentano alcun legame con l’argomento in questione. Questo per evitare il più possibile i pretesti per alterare il Corano, in modo che questo rimanesse immune da ogni tipo di aggressione.
In principio bisogna prestare attenzione a due realtà:
1. Gli infallibili Imam (A) sono stati citati con il loro nome negli hadìth del Profeta (S), in particolar modo il nome del nobile Alì (A), che più volte il Profeta (A) indicò come suo successore e waly. Il primo caso risale all’inizio della profezia quando gli fu ordinato di invitare all’Islam la propria famiglia e tribù; in quell’occasione disse: “Il primo che accetterà il mio invito sarà mio ministro e successore”, e nessuno oltre al nobile Alì (A) accettò, quindi il Profeta (S) gli annunciò: “Dopo di me tu sarai mio successore, ministro e califfo”.[1] Un altro caso è l’hadìth di Ghadir nel quale il Profeta esplicitamente disse: “Per chiunque io sia la sua guida (mawla), Alì è la sua guida”[2]. Un altro hadìth ancora è quello definito “manzilat”, dove il Profeta (S) dichiarò ad Alì (A): “Tu rispetto a me hai lo stesso ruolo di Aronne rispetto a Mosè, tranne il fatto che non ci sarà nessun profeta dopo di me”.[3]
La maggior parte degli hadìth del Profeta (S) che fanno riferimento al califfato e alla successione del nobile Alì (A) sono mutawatir[4]; questa affermazione è confermata da molti libri sunniti e sciiti.[5] In un altro hadìth del Profeta (S) è riportato che elencò i nomi degli infallibili Imam (A), da Alì (A) fino al Mahdi (AJ), a Jaber ibn AbdoLlah Ansari.[6]
Bisogna quindi prestare attenzione al fatto che nonostante i nomi dei puri Imam (A) non siano stati riportati esplicitamente dal Corano, però il Profeta (S), le cui parole secondo il Corano sono tutte vere e rivelate[7], ha annunciato i loro nomi chiaramente e ha evidenziato la loro successione e imamato.
2. L’eminente Corano ha citato la wilayah del Principe dei Credenti, Alì (A), nonostante il suo nome non sia esplicito. La maggior parte degli esegeti, sciiti e sunniti, afferma che il versetto in questione è stato rivelato riferendosi al nobile Alì (A) e non ad altri.[8] Il versetto è il numero cinquantacinque della quinta sura del Corano e dice: “In verità i vostri wali (guide) sono Allah, il Suo Messaggero e i credenti che assolvono all'orazione dando l’elemosina con umiltà mentre compiono il ruku' (genuflessione)”.
Siccome nell’Islam non abbiamo regole secondo le quali un individuo deve dare l’elemosina mentre sta compiendo il ruku', è chiaro che questo versetto si riferisce a un evento reale, ossia quando il nobile Alì (A) stava compiendo il ruku' e giunse un povero chiedendo aiuto; quel nobile indicò il proprio anello e il povero si avvicinò e sfilò l’anello dal dito di Alì (A).[9] Per questo motivo il Corano in realtà dice che la guida e tutela di voi musulmani appartiene solamente[10] a Dio, al Profeta (S) e al nobile Alì (A).
Fino a questo punto è dunque diventato chiaro che il Profeta (S) ha detto apertamente il nome degli Infallibili (A), inoltre il Corano ha indicato la wilayah del Principe dei Credenti (A) con un’allusione di modo che se un ricercatore onesto vuole sapere e trovare la verità, con un po’ di ricerche capisce che il volere del Profeta (S), che è quello di Dio, riguardo alla successione e all’imamato dopo di lui, era il califfato di Alì (A) e dei suoi puri figli (A).
Per quanto concerne il motivo per cui nel Corano non sono stati citati apertamente i nomi degli Imam (A), si possono fornire due spiegazioni:
1. Il principio del Corano è di trattare le questioni in modo generale e sottoforma di regole, non di spiegare i loro dettagli; infatti anche molti principi e norme sono stati esposti in questo modo.
Questa risposta fu data in un hadìth dell’Imam Sadiq (A)[11] che per dimostrarla fece tre esempi:
a. Riguardo alla preghiera il Corano ha fornito una spiegazione generale e non ha disposto come dev’essere compiuta; è stato il Profeta (S) a spiegare ai Musulmani come compierla e i numeri delle raka'h di ogni preghiera.
b. Un altro esempio è la zakah che è stata trattata come un principio, ma anche in questo caso, è stato il Profeta (S) che ha stabilito su quali prodotti dev’essere pagata e il relativo valore in base alla loro quantità.
c. In merito al pellegrinaggio alla Mecca, nel Corano è stato detto solamente che è obbligatorio, mentre il Profeta (A) ha dimostrato personalmente ai musulmani come dev’essere compiuto.
2. Non è pertanto corretto pretendere dal Corano che riporti i dettagli e gli esempi di ogni questione; non ci si può basare sul pretesto che non è stato citato il nome di ogni Imam (A) riguardo alla wilayah, per non accettare la scuola dell’Ahl al-Bayt (A). Allo stesso modo di come non si può compiere la preghiera del mezzogiorno con due raka'h al posto di quattro perché non ne è stato specificato il numero nel Corano, oppure non compiere sette circumambulazioni intorno alla Ka'ba perché non è stato riportato nel Corano. In questioni simili dove la possibilità di opposizione è alta, è opportuno che il Corano tratti la questione in modo implicito, poiché vi è la possibilità che il dissenso verso la questione dell’imamato del Principe dei Credenti, Alì (A), si estenda fino al Corano stesso e sicuramente questo non sarebbe conveniente per i musulmani. Certamente bisogna considerare che il Corano dice: “Noi abbiamo fatto scendere il Monito, e Noi ne siamo i custodi”[12].[13] Uno dei metodi per preservare il Corano dall’alterazione è proprio questo, vale a dire trattare le varie questioni in modo che gli ipocriti non siano incitati a modificarlo; in questo modo almeno un individuo o un gruppo, a causa della propria brama, dissenso o pretesto per alterare la verità, non prenderebbe di mira il Corano cosicché il suo valore e la sua sacralità non sarebbero profanati.[14]
Il martire Motahhari nei propri discorsi ha replicato in questo modo: «Riguardo alla questione del perché il Corano non abbia citato il nome di Alì (A) per l’imamato si può rispondere che innanzitutto il Corano essenzialmente tratta le questioni in modo generale e, secondo, il Profeta (S) e Iddio non volevano esporre questa questione, nella quale avrebbero potuto intromettersi le brame di certi individui, in modo esplicito. Nonostante ciò, costoro, con delle scusanti e conclusioni personali, dichiararono che il Profeta (S) intendeva un'altra cosa. Quindi se anche ci fosse stato un versetto chiaro al riguardo, questi individui lo avrebbero interpretato in altro modo. Il Profeta (S) disse chiaramente: “Alì (A) è la vostra guida (mawla)”[15]; più chiaro di così?! Però è ben diverso ignorare un chiaro detto del Profeta (S) dall’ignorare un versetto del Corano, nonostante la sua comprensibilità, il primo giorno dopo la scomparsa del Profeta (S). Per questo motivo nell’introduzione al libro “Khelafat va velayat” ho riportato che un ebreo all’epoca dell’Imam Alì (A) voleva rimproverare i musulmani per le vicende negative dell’era protoislamica (che onestamente sono biasimevoli) e disse all’Imam (A): “Non avevate ancora seppellito il vostro Profeta (S) che già eravate in discordia riguardo a lui”. Alì (A) replicò in questo modo: “Noi non eravamo in discordia riguardo al Profeta (S) bensì a causa dell’ordine che il Profeta (S) ci aveva impartito, invece voi non vi si erano ancora asciugati i piedi dal mare che chiedeste al vostro profeta di trascurare il primo comandamento sull’unicità di Dio, richiedeste di costruire delle divinità come quelle degli egizi ed egli rispose che voi siete un popolo ignorante”. Quindi c’è molta differenza tra quello che è accaduto a noi e a loro. Noi non abbiamo dissentito riguardo al Profeta (S) stesso ma su quale fosse il significato del suo ordine. C’è molta differenza tra il dire che il motivo esteriore (non necessariamente reale) di ciò che avrebbero fatto in ogni caso (cioè creare discordia riguardo al califfato dopo il Profeta) era l’incomprensione e l’interpretazione a loro piacere di ciò che aveva detto il Profeta (S), oppure dire che hanno ignorato il chiaro versetto del Corano o lo hanno alterato».[16]
Possiamo terminare dicendo che il motivo principale per il quale il nome dei puri Imam (A) non è stato citato chiaramente nel Corano, o almeno il nome di Alì (A), è la preservazione di questo libro dall’alterazione. Come si può notare versetti come quello della “purezza[17]”, del “tabligh” (insieme a quello dell’ikmal, entrambi rivelati nel giorno di Ghadir) [18] e della “wilayah[19]” sono stati riportati tra versetti riguardanti le mogli del Profeta (S) o l’inimicizia della Gente del Libro, che quindi esteriormente non hanno alcun legame con la wilayah dei puri Imam (A) e di Alì (A). Però un onesto ricercatore, con un po’ d’attenzione, può capire che lo stile di questi versetti o parte di essi è diverso dai versetti precedenti e successivi, e fu inserito tra di essi per un motivo ben definito.[20]
[1] Ibn al-Bitriq, Al-'Umdah, pag. 121 e 133; Seyyed Hashim Bahrani, Ghayat al-Maram, pag. 320; Allamah Amini, Al-Ghadir, vol. 2, pag. 278.
[2] Questo hadìth è mutawatir ed è stato riportato sia nei libri sciiti che sunniti. Nel libro “Al-Ghadir” sono state riportate le varie catene di trasmettitori di questo hadìth a partire dal primo anno dopo l’egira fino al quattordicesimo; tra di loro più di sessanta individui erano compagni del Profeta (S) e sono stati citati nei libri sunniti. Inoltre nel libro “'Abaqat” di Mir Hamed Hosseyn è stato dimostrato che l’hadìth di Ghadir è mutawatir. Cfr.: Al-Ghadir, vol. 1, pp. 14-114; Ibn al-Maghazili, Manaqib, pp. 25 e 26; Motahhari Morteza, Emamat va rahbari, pp. 72 e 73.
[3] Al-'Umdah, pp. 173-175; Ahmad ibn Hanbal, Musnad Ahmad, vol. 3, pag. 32; Al-Ghadir, vol. 1, pag. 51 e vol. 3, pp. 197-201.
[4] Un hadìth è definito “mutawatir” quando è stato trasmesso da un numero talmente elevato di catene di trasmissione differenti che sarebbe stato impossibile per tutti i trasmettitori concordare su una fabbricazione.
[5] Per dimostrare che gli hadìth riguardanti l’imamato del nobile Alì (A) sono mutawatir, nel libro “Al-Ghadir” e “Abaqat” sono stati fatti molti sforzi in tal senso. Anche Fazil Qushji (sunnita) non nega che alcuni di questi hadìth siano mutawatir. Cfr.: La spiegazione di Qushji del libro Tajrid al-i'tiqad di al-Tusi.
[6] Muhammad ibn Hasan Hurr 'Amili, Ithbat al-hudah, vol. 3, pag. 123; Sulayman ibn Ibrahim Qanduzi, Yanabi' al-mawaddah, pag. 494; Ghayat al-Maram, vol. 10, pag. 267 riportato da Mesbah Yazdi, Amuzesh-e Aqa'ed, vol. 2, pag. 185.
[7] “…e neppure parla d'impulso: “Non è che una Rivelazione ispirata”. Sacro Corano, 53:3 e 4.
[8] Cfr.: i libri di esegesi coranica riguardo al versetto in questione, per esempio: Fakhr al-Din Razi, Al-Tafsir al-Kabir, vol. 12, pag. 25; Tafsir-e Nemune, vol. 4, pp. 421-430; Jalal al-Din Suyuti, al-Durr al-Manthur, vol. 2, pag. 393. Anche i libri di hadìth sunniti hanno riportato questo evento, per esempio: Muhhib al-DinTabari, Zakha'r al-Uqbah, pag. 88; Jalal al-Din Suyuti, Lubab al-Nuqul, pag. 90; 'Ala al-din Alì al-Muttaqi, Kanz al-'Ummal, vol. 6, pag. 391 e molti altri libri che sono stati citati nel Tafsir-e Nemune, vol. 4, pag. 425.
[9] Questo concetto è stato ricavato dal libro Emamat e rahbari di shahid Motahhari, pag. 38.
[10] Secondo gli esperti di sintassi araba il termine “Innama” dà un significato di restrizione, cfr.: Mukhtasar al-Ma'ani.
[11] Kulayni, al-Kafi, “Kitab al-hujjah”, bab “Ma nass-Allah wa rasuluhu 'ala al-A'immah wahidan fa-wahidan, vol. 1.
[12] Sacro Corano, 15:9.
[13] Questo concetto è stato espresso dall’ayatollah Hadavi Tehrani durante una lezione di “Mabani-e kalami-e ejtehad” che sarà stampato nel secondo volume del libro “Mabani-e kalami-e ejtehad”.
[14] Ibidem.
[15] Hadìth di Ghadir.
[16] Emamat va rahbari, pp. 109 e 110, ventisettesima ristampa, Entesharat-e Sadra, Tehran, 2002.
[17] Sacro Corano, 33:33; questa parte del versetto è stata inclusa tra i versetti riguardanti le donne del Profeta (A).
[18] Sacro Corano, 5:67 e 5:3.
[19] Sacro Corano, 5:55; questo versetto segue quelli riguardanti l’inimicizia degli ebrei e dei cristiani.
[20] Anche questo concetto è stato espresso dall’ayatollah Hadavi Tehrani nelle lezioni di “Mabani-e kalami-e ejtehad” che sarà stampato nel secondo volume del libro “Mabani-e kalami-e ejtehad”.